Atti di bullismo posti in essere da studenti o da soggetti estranei alla scuola, stanno portando sempre più spesso alla considerazione della possibilità di installare sistemi di videosorveglianza. Secondo quanto stabilito dal Garante della Privacy, (con una nota del 8 maggio 2013) “si possono in generale installare telecamere all’interno degli istituti scolastici, ma devono funzionare solo negli orari di chiusura degli istituti e la loro presenza deve essere segnalata con cartelli. Se le riprese riguardano l’esterno della scuola, l’angolo visuale delle telecamere deve essere opportunamente delimitato. Le immagini registrare devono essere cancellate in generale dopo 24 ore”.
La misura è richiesta soprattutto negli asili nido e nelle scuole per l’infanzia. I sistemi di videosorveglianza nelle scuole vengono esplicitamente ritenuti leciti solo se utilizzati con presupposti e modalità tali da non essere più ritenuti soddisfacenti da quella parte di opinione pubblica, che, anche alla luce dei fatti di cronaca purtroppo resi noti negli ultimi anni, invocherebbe un utilizzo più libero dei mezzi di videosorveglianza a tutela dei minori.
Il tema è controverso, e le domande sono molteplici. Ad alcune di esse, potrà tentare di dare risposta il legislatore, ma è la società civile che deve porsi un interrogativo fondamentale: “veramente si vuole una società in cui si è sempre ripresi, anche all’interno delle aule scolastiche?
Secondo la Cisl Scuola, con una nota della segreteria generale,Maddalena Gissi, “se lo scopo è quello di prevenire episodi di violenza il rimedio è certamente peggiore del male. “Chi si rende responsabile di comportamenti inaccettabili e incompatibili col profilo di educatore – chiarisce Gissi – va perseguito e allontanato dalla scuola, ma non è giusto, né utile, nè accettabile mettere sotto sorveglianza un’intera categoria di persone che svolgono con coscienza e capacità, ogni giorno, il proprio lavoro.”