La Camera approva in prima lettura il disegno di legge 3220/A sul “freno” all’utilizzo delle auto blu nelle pubbliche amministrazioni. Il provvedimento, sostenuto in particolare dal M5S ha superato ieri pomeriggio il suo primo traguardo parlamentare con 387 sì, nessun voto contrario e 19 astenuti (gli esponenti di Forza Italia). La proposta, composta di soli 3 articoli impone una stretta ulteriore all’impiego del parco macchine degli organismi pubblici, giacché, come aveva reso noto il governo alcuni giorni fa, lo scorso anno il totale dei mezzi a disposizione della p.a. si era ridotto a «circa un terzo, passando dalle 66.619 auto del 2014 alle 23.203 del 2015».
Viene espresso per legge il divieto di utilizzare l’auto di servizio nei tragitti casa ufficio, che diventa quindi reato (peculato d’uso, punibile da sei mesi a tre anni). E, fino al 31 dicembre 2017, sarà vietato l’acquisto (ma anche la locazione, il leasing) di altri veicoli di rappresentanza delle pubbliche amministrazioni. Si prevede, inoltre, che il parco auto delle amministrazioni pubbliche sarà poi sottoposto a un nuovo censimento annuale, che questa volta è accompagnato dalle sanzioni per i tanti uffici che non hanno risposto alle rilevazioni di questi anni: agli inadempienti viene comminata una multa da 500 a 10 mila euro , a carico del «responsabile della mancata comunicazione», e il compito di colpirlo sarà affidato all’Anac. Il giro di vite s’applicherà pure alle società a controllo pubblico titolari di affidamenti diretti di contratti pubblici e alle aziende speciali mentre, per quel che concerne gli organi costituzionali (presidente della Repubblica, camera, senato, governo, Corte costituzionale, magistratura) la legge prevede che disciplinino l’impiego delle macchine di servizio nell’ambito della propria autonomia.
Come evidenziato, sarà consentito servirsi delle vetture per singoli spostamenti dovuti a necessarie ragioni di servizio, così che verrà lasciato fuori dal perimetro il trasferimento tra l’abitazione e il luogo di lavoro. E, in caso di violazione di questa regola, scatterà il reato di peculato d’uso, punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. Una norma tuttavia inefficace e populista osserva Paolo Sisto, di Forza Italia, che parla di «tanto rumore per nulla, perché la legge ripropone regole che già ci sono. Già attualmente il tragitto casa-ufficio è un abuso e come tale passibile di censura penale». Ora il disegno di legge passerà all’esame dell’altro ramo del Parlamento.