La riforma di Marianna Madia prende sempre più corpo e adesso punta il suo focus sui dirigenti pubblici. Dopo il pacchetto di 11 decreti legislativi attuativi della delega p.a. (legge 124/2015), licenziati dal consiglio dei ministri lo scorso 20 gennaio e in attesa di essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale entro un paio di mesi, il governo sta preparando un secondo pacchetto di provvedimenti.
Con la delega arriva il ruolo unico dei dirigenti (uno per lo Stato, uno per le regioni e uno per gli enti locali). Gli incarichi, assegnati in base al merito e alla formazione continua, possono durare quattro anni (con l’aggiunta di due anni, se necessario, ma per una sola volta). Chi rimane senza incarico può chiedere di essere “demansionato” a funzionario per non perdere il posto.
L’annuncio delle nuove modifiche è stato riferito dal ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ai giornalisti, appena arrivata il 25 febbraio in Conferenza delle Regioni. “Abbiamo portato 11 decreti in Consiglio dei ministri e siamo in dirittura d’arrivo per la bollinatura dell’ultimo. […] Dobbiamo consegnare al cittadino una Repubblica che nel suo insieme dia risposte con certezza di regole e di tempi. Questa è la visione di tutta la riforma della Pubblica amministrazione, non una serie di amministrazioni che agiscono isolate ma una Repubblica che nel suo insieme e a tutti i livelli di governo deve dare al cittadino un insieme di regole certe con tempi certi e servizi di qualità atti a soddisfare i suoi bisogni”.
Secondo il presidente del Consiglio regionale della Lombardia, Raffaele Cattaneo, per migliorare la pubblica amministrazione non basta una riforma, serve anche un “cambio culturale“. “Valutare i dirigenti sulla base dei risultati, l’indipendenza assoluta della dirigenza dalla politica, formare i dirigenti affinchè si preoccupino di risolvere i problemi e non solo di rispettare le procedure: sono i punti fondamentali messi in atto allora in Lombardia e che hanno portato negli anni a molti risultati positivi.”
Necessario, dunque, un ripensamento nella dirigenza della pubblica amministrazione che deve essere indipendente dalla politica e selezionata con meccanismi meritocratici. Ad ogni dirigente deve corrispondere l’incarico giusto per competenza e affinchè l’incarico sia motore di cambiamento e avvicinamento dell’amministrazione ai cittadini.