metropolitane, riordinoI dati contenuti nel portale nazionale della mobilità del personale di province e città metropolitane in merito ai posti messi a disposizione dalle amministrazioni pubbliche, 2500 contro 1957 dipendenti ancora da ricollocare, sono tutti da verificare.

 

Al di là del fatto che i dati sul numero dei posti dichiarati disponibili dalle amministrazioni appaiono decisamente modesti rispetto ai posti vacanti di regioni ed enti locali, il dato che ci lascia perplessi è quello relativo ai dipendenti in sovrannumero e all’incrocio domanda/offerta.

 

Ricordiamo come il Ministro Madia, che oggi definisce incoraggianti tali dati, dichiarando che l’offerta da parte delle amministrazioni è di gran lunga superiore al numero dei lavoratori inclusi negli elenchi di mobilità, non più di un anno fa prospettava oltre 20.000 esuberi e la più grande operazione di mobilità dei dipendenti pubblici mai attuata prima in Italia.

 

E’ indubbio che le iniziative vertenziali poste in essere dal sindacato e le soluzioni proposte hanno sicuramente ridotto il numero di personale da ricollocare. Resta tuttavia forte la nostra preoccupazione sul fatto che la ricollocazione del personale delle province e città metropolitane, previsto nelle leggi regionali di riordino emanate, sia più teorica che sostanziale. Si veda ad esempio le questioni relative al personale dei centri per l’impiego, circa 7000 persone, posto in stand-by in attesa dell’avvio della nuova Agenzia Anpal e dell’approvazione della riforma costituzionale e al personale della Polizia Provinciale.

Appare, infatti, nodale il tema della sostenibilità economica di province e città metropolitane per garantire la ricollocazione del personale in esubero.

 

Al di là delle dichiarazioni spot riteniamo essenziale riprendere il confronto con il Governo per monitorare e verificare la reale situazione. Il sindacato come sempre è pronto a fare la sua parte.