Tra le tante classifiche stilate a livello internazionale sull’innovazione, nelle quali spesso il nostro Paese non si colloca – purtroppo – tra i primi posti, ce n’è una che colpisce particolarmente per la negatività del risultato: l’e-leadership Scoreboard.
Secondo uno studio pubblicato nella primavera del 2015 dal Consorzio LEAD (guidato da empirica) nell’ambito dell’iniziativa della Commissione Europea “e-Leadership Skills for Small and Medium Sized Enterprises” il nostro E-leadership Index è infatti il penultimo in Europa (ai primi posti troviamo Finlandia, Gran Bretagna, Irlanda, Olanda e Svezia).
Ma cos’è l’e-leadership?
Sul sito dell’AgID si legge che “le competenze di e-leadership, o e-business, sono le capacità di utilizzare al meglio le tecnologie digitali all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione e di introdurre innovazione digitale nello specifico settore di mercato in cui si opera”. Esse sono quindi il risultato della fusione tra competenze proprie del leader (quindi imprenditoriali e manageriali) e competenze di settore legate alle tecnologie digitali e alla loro concreta applicazione per ottenere un miglioramento del prodotto-servizio realizzato e del suo successo (coinvolgendo quindi anche il settore della comunicazione e del marketing).
L’e-leader è quindi una figura manageriale necessaria per governare i processi digitali – in ambito documentale e privacy – di ogni organizzazione, coordinando le risorse umane, rapportandosi con i vertici organizzativi e contribuendo alle loro scelte strategiche in ragione della sua approfondita conoscenza dei processi.
Ovviamente, è facile immaginare che una forte mancanza di queste capacità condizioni negativamente anche lo sviluppo delle imprese nazionali, che, in assenza delle competenze chiave digitali e della “capacità di visione” degli e-leader, saranno meno innovative, meno competitive e pagheranno, anche nel rapporto con i mercati esteri, lo scotto di questa “arretratezza”.
Nel rapporto finale e-Leadership Skills for Small and Medium Sized Enterprises, vengono anche fornite delle Policy Recommendations, dei punti chiave su cui ogni Paese può agire per migliorare la propria posizione in questa classifica e che forniscono, in generale, una tabella di marcia per l’azione sulle competenze di e-leadership a tutti i livelli in Europa: Ricerca e formazione, coordinamento degli stakeholder, monitoraggio e analisi comparativa, impegno politico, queste sono le direttrici di sviluppo suggerite dal documento.
Ricerca e formazione, quindi, come primo tasto su cui premere per avviare la macchina dell’innovazione. Formazione che, ci permettiamo di aggiungere, non dovrà essere finalizzata solo alla preparazione della figura dell’e-leader, ma anche di tutte quelle professionalità da lui gestite e coordinate, in primis il Responsabile della Conservazione digitale e il Responsabile del Trattamento dei dati, che hanno ormai una funzione di primaria importanza in ogni azienda o PA che abbia avviato al suo interno dei processi di innovazione digitale.