INSEAD, istituto di direzione aziendale internazionale, ha pubblicato il Global Talent Competitiveness Index (GTCI) 2015-16, uno studio annuale fondato sulla ricerca condotta in collaborazione con Adecco Group e HCLI (Human Capital Leadership Institute di Singapore).
Il tema di quest’anno, “Capacità di attirare i talenti e mobilità internazionale” verte sulle conclusioni derivate dalla correlazione significativa tra la circolazione dei talenti e la prosperità economica. La mobilità è fondamentale per colmare i gap di competenze; inoltre, un’alta percentuale di lavoratori orientati a innovazione e imprenditorialità sono nati o hanno studiato all’estero. Non sorprende quindi rilevare che i primi in classifica siano destinazioni ambite dai professionisti altamente qualificati. Con l’emergere di nuove forme di flussi migratori, gli organi decisionali devono plasmare politiche e strategie più consone alle questioni urgenti delle comunità locali e agli interessi di più lungo periodo dei cittadini.
L’Italia occupa il 41esimo posto nel ranking che comprende 109 Paesi. Da un lato, il nostro Paese vanta alti standard dal punto di vista della capacità di sviluppare e formare talenti e le loro competenze professionali, dall’altro però non risulta sugli stessi livelli per quanto riguarda la capacità di attrarre nuovi talenti e professionisti.
Andrea Malacrida, Amministratore Delegato Adecco Italia ha commentato: sono fiducioso sulla possibilità, anche per il mercato italiano, di poter iniziare a costruire forme di attrazione verso i migliori talenti e candidati. L’alternanza generazionale, in questo caso, può essere un primo passo verso questo obiettivo, così come buone prospettive di miglioramento possono derivare dai percorsi di alternanza scuola-lavoro. E’ inoltre necessario – continua Malacrida – guardare alla mobilità internazionale anche come occasione per i talenti di raggiungere le proprie ambizioni. È importante che chi ha maturato esperienze di lavoro all’estero, però, possa rientrare nel nostro Paese e possa avere la possibilità di valorizzare le proprie competenze.
I tre paesi migliori in termini di competitività dei talenti sono la Svizzera al primo posto, seguita da Singapore e Lussemburgo, rispettivamente secondo e terzo classificato, a conferma delle posizioni del 2014.
Classifica Global Talent Competitiveness Index 2015-16:
Top Ten
1 Svizzera
2 Singapore
3 Lussemburgo
4 Stati Uniti
5 Danimarca
6 Svezia
7 Regno Unito
8 Norvegia
9 Canada
10 Finlandia
I paesi classificati nella top 10 hanno dimostrato una chiara apertura in termini di mobilità dei talenti — circa il 25% delle rispettive popolazioni di Svizzera e Lussemburgo è nato all’estero; la percentuale sale al 43% a Singapore. La proporzione è significativa anche negli Stati Uniti (4), Canada (9), Nuova Zelanda (11), Austria (15) e Irlanda (16). La top 20 non ha subito modifiche rilevanti rispetto alla pubblicazione dell’ultima edizione della relazione GTCI, fatta eccezione per l’ingresso della Repubblica Ceca (20) nel gruppo, il netto miglioramento della performance della Nuova Zelanda e una modesta flessione per Canada e Irlanda.
Alain Dehaze, Chief Executive Officer per Adecco Group, ha inoltre sottolineato: “L’evoluzione del mondo del lavoro procede a un ritmo senza precedenti, introducendo grandi opportunità e sfide. 200 milioni di persone sono disoccupate e l’automazione mette a rischio circa 1 posto di lavoro su 2. A fronte dell’inarrestabilità di digitalizzazione e invecchiamento, l’indice GTCI conferma il ruolo prioritario della mobilità dei talenti al fine di potenziare la competitività e bilanciare eccedenze e carenze di competenze a livello internazionale. I paesi che vantano una reputazione d’eccellenza nel talento dimostrano che, per attirare i talenti, i governi devono investire nell’istruzione e negli hub di conoscenze, nonché snellire la burocrazia e semplificare i mercati del lavoro. Le imprese dovrebbero promuovere la mobilità dei talenti e investire nell’iperconnettività per capitalizzare sulla tecnologia, sfruttare le opportunità offerte dall’economia globale e creare posti di lavoro”.
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