spendingSi può tagliare la spesa mantenendo inalterate, quando non addirittura innalzandole, la quantità e la qualità dei servizi reali (ossia le prestazioni) rese ai cittadini?

 

E’ questa la domanda che ci siamo posti più volte all’interno della nostra comunità Osservatorio Spending Review, ma non è stato semplice individuare casi e buone prassi operative attuate dalle PP.AA. che si muovessero in tale direzione.

 

La risposta è Sì, soprattutto se si parte dalla reingegnerizzazione dei processi e dalla razionalizzazione delle risorse. E questa è un’operazione di medio periodo: si parte oggi, i risultati si manifestano  fra 2-3 anni.

 

In alcuni Comuni è partita il 14 dicembre scorso la sperimentazione dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente: un unico database per tutti i cittadini italiani, da ottomila a uno solo.

 

Per ora è una realtà per oltre 110 mila italiani residenti nei due comuni apripista – Cesena e Bagnacavallo –entrambi in provincia di Ravenna, i cui dati anagrafici dei residenti sono stati inseriti nella nuova anagrafe centrale.

 

Nei primi mesi del 2016 confluiranno anche i dati degli altri 25 Comuni pilota, eterogenei per dimensione e popolazione, e a seguire tutti gli altri – l’ordine dovrebbe essere dai Comuni più piccoli alle città metropolitane – fino al completamento dell’intero territorio nazionale. Nella prima fase saranno coinvolti più di 6,5 milioni di cittadini. Roma e Milano, nonostante partecipino alla fase di sperimentazione, completeranno l’iter di subentro solo nella seconda metà del 2016.

 

Il progetto coinvolgerà prima l’anello “debole” nella catena dell’amministrazione digitale, cioè i Comuni, per poi contemplare tutte le realtà pubbliche che erogano servizi di utilità. Il funzionamento sincrono di tutte le Amministrazioni nel trattare le informazioni aggiornate per ciascun cittadino – vedi nascita, variazione di residenza fisica o digitale, decesso – oltre a favorire la semplificazione dei processi può evitare inefficienze, sprechi e ritardi burocratici. Che cosa significa, nei fatti? Che per richiedere un certificato non ci sarà più bisogno di andare nel Comune di residenza ma lo si potrà fare ovunque ci si trovi. Perché i dati anagrafici di tutti i cittadini residenti in Italia saranno inseriti in un unico database accessibile da tutti gli uffici comunali. Certificato di nascita, di matrimonio, di residenza, di cittadinanza, di godimenti dei diritti politici, di iscrizione nelle liste elettorali, lo stato di famiglia: tutte le amministrazioni avranno accesso alla stessa unica banca dati con un notevole risparmio di tempo soprattutto per coloro abitano in città molto lontane da quella di residenza ma necessitano con rapidità di uno di questi documenti. Il comune eviterà di chiedere più volte lo stesso documento, visto che diventerà possibile lo scambio di informazione in tempo reale tra le diverse amministrazioni. D’altra parte l’anagrafe si trasformerà in un’unica banca dati accessibile accessibile a tutti gli uffici pubblici, con tutto quello che ne consegue in tema di controlli e di risparmi.

 

Pur mantenendo la piena autonomia organizzativa e informatica infatti, le Amministrazioni si arricchiscono così di una fonte informativa “certificata” e di una visione sistemica a livello nazionale. Questo inciderà anche sulla razionalizzazione dei Sistemi Informativi, su un uso più efficiente delle risorse e sulla riduzione di quella parte di spesa IT legata alla ridondanza burocratica. Si  contrarranno  i tempi di elaborazione delle pratiche e di erogazione dei servizi per gli utenti, migliorando il rapporto con gli assistiti e quindi assicurando standardizzazione e qualità.

 

Questo sistema standardizza i dati di tutti i cittadini residenti in Italia e li rende disponibili, oltre che ai Comuni, anche all’intera Pubblica amministrazione (come l’Agenzia delle entrate, il ministero degli Affari esteri o l’Inps) e ai gestori di pubblici servizi. Non solo. L’Anagrafe nazionale della popolazione residente, istituita presso il ministero dell’Interno, conterrà anche l’archivio nazionale informatizzato dei registri di Stato civile, i dati delle liste di leva e sarà collegata all’Anagrafe nazionale degli assistiti. Inoltre, permetterà all’Istat di effettuare un censimento continuo della popolazione, mettendo fine a quelli periodici molto costosi in termini di tempi di realizzazione e di mezzi impiegati.

 

I criteri per l’interoperabilità e la standardizzazione dei dati alla base dell’anagrafe unica, oltre ad uniformare l’erogazione e la fruibilità dei servizi anagrafici digitali su tutto il territorio, permetteranno alle amministrazioni e ai gestori di pubblici servizi che gestiscono banche dati di rilevanza nazionale, di acquisire informazioni consultando unicamente l’ ANPR. L’ ANPR è istituita presso il Ministero dell’Interno , referente del progetto a cui partecipano l’ Anci in rappresentanza dei Comuni che mantengono la titolarità dei propri dati, la Sogei in qualità di partner tecnologico e AgID con il ruolo di coordinamento delle attività dei progetti del piano strategico crescita digitale e di supporto al Ministero degli Interni e al Dipartimento della Funzione Pubblica per la diffusione del sistema su tutte le amministrazioni.

 

Finalmente anche per l’Italia si concretizza l’idea di un sistema burocratico della Pubblica Amministrazione più snello ed efficiente. Si prevede che l’Anpr entro la fine del 2017 sarà in grado di sostituirsi completamente alle circa 8.100 anagrafi attualmente esistenti, rendendo più veloci e semplici le procedure per la richiesta di pratiche e documenti e soprattutto annullando le barriere territoriali.

 

La prossima tappa è fissata per febbraio 2016, quando migreranno nell’Anpr altri 23 comuni, in grado di spostante sull’elenco unico oltre 2,3 milioni di cittadini. Per metà anno faranno il loro ingresso anche Roma e Milano e a quel punto la nuova Anagrafe sarà popolata da oltre 6,5 milioni di persone. Appare chiaro che il processo di unificazione proseguirà per step successivi; pertanto, tutti i vantaggi derivanti da questo nuovo strumento, potranno valutarsi pienamente solo a partire dal 2017, quando l’intero processo giungerà al termine e si potrà fare un bilancio degli effetti positivi legati alla reale applicazione di tutti i dispositivi pensati per i cittadini.

 

Per ora si continua a lavorare ed in parallelo è prevista anche la realizzazione di altre idee come:

 

  • la carta di identità elettronica, che però sta generando qualche inconveniente. Dall’Agid fanno sapere che effetti importanti relativi alla carta di identità elettronica dovrebbero vedersi dal 2017, attualmente si lavora per gradi per realizzare al meglio il progetto;

 

  • Spid (Sistema pubblico di identità digitale), questo strumento permette a cittadini ed imprese di accedere ai servizi online attraverso identità digitale, credenziali uniche che semplificano il rapporto con la Pubblica Amministrazione.