Stamane il sindacato autonomo ha avviato la procedure relative all’impugnazione: l’obiettivo è far accedere all’aggiornamento annuale, che secondo la riforma dovrebbe replicarsi ogni anno attraverso la card nominale, anche le categorie scolastiche escluse in modo illegittimo.
Intanto la rendicontazione rimane un mistero: a oltre due mesi di distanza dalle parziali indicazioni operative fornite su come usufruire della somma, il personale docenti di ruolo rischia di vedersi decurtare le spese effettuate dal bonus del prossimo anno.
Marcello Pacifico (presidente Anief): non si può imporre la formazione per legge e poi non curarsi di effettuarla, solo per far risparmiare alle casse dello Stato oltre 150milioni di euro annui.
Il bonus da 500 euro continua a rappresentare uno dei punti più discriminanti della riforma della Buona Scuola: la facoltà di far accedere all’auto-aggiornamento annuale è stata infatti negata a diverse categorie che operano, al pari dei 650mila docenti di ruolo o neo-assunti che ne hanno beneficiato. Anief ha deciso di schierarsi con gli esclusi dal bonus, organizzando un ricorso gratuito contro il decreto Miur n. 32313 del 23 settembre 2015, al fine di far accedere alla stessa somma tutti i docenti in servizio con supplenza annuale (fino al 31 agosto e 30 giugno), i docenti che sono in servizio su supplenza breve, coloro che usufruiscono di aspettative non retribuita.
Ad essere irragionevolmente defenestrato dall’accesso al bonus annuale è stato anche tutto il personale Ata, a tempo determinato e non, malgrado almeno tre commi della Legge 107/15 (il 12, il 58, e il 181 che indica esplicitamente “la previsione dell’obbligo di formazione in servizio per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario,rispetto alle specifiche competenze”), indichino in modo esplicito la necessità della loro formazione in servizio.
Stamane, quindi, dopo aver raccolto le adesioni nelle scorse settimane, ha avviato le procedure, nelle sedi apposite, per far accedere queste diverse categorie, che la Legge 107 obbliga a formarsi e ad aggiornarsi. Evidentemente a loro spese. Si tratta di 2mila ricorsi complessivi, che fanno riferimento anche alla direttiva UE 70/1999, introdotta apposta da Bruxelles ai Paesi membri per evitare discriminazioni nei confronti di determinate fette di personale, ad iniziare da quello precario.
“Il motivo che ha portato l’amministrazione ad escluderli dal finanziamento – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – è quello di far risparmiare alle casse dello Stato oltre 150milioni di euro annui. Siamo convinti di essere nella ragione giuridica e in ogni caso tutte le spese di attivazione dell’impugnazione e quelle legali sono assunte dal nostro sindacato”.
Anief ricorda che i 500 euro del bonus per l’aggiornamento sono esentasse e potranno servire a coprire le spese per l’acquisto di libri e di testi, di pubblicazioni e di riviste, di hardware e software; per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze professionali, accreditati dal Miur, a corsi di laurea magistrale, specialistica o a ciclo unico, a corsi post lauream o a master attinenti al profilo professionale; per andare a teatro e al cinema, per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo; per iniziative coerenti con le attività individuate nell’ambito dell’offerta formativa delle scuole.
Il sindacato, infine, reputa davvero poco serio l’atteggiamento del Miur sul fronte delle indicazioni fornite a coloro che già oggi usufruiscono del bonus annuale: ad oltre due mesi di distanza dalle parziali indicazioni operative fornite su come usufruire della somma, l’amministrazione non ha comunicato più nulla. “Se alcuni acquisti in particolare quelli per hardware (che in linea generale risultano i più gettonati), sembrano non esserci particolari problematiche, perchè la ricevuta/fattura è nominale, – scrive Orizzonte Scuola – nel momento in cui si decide di utilizzare il bonus per l’acquisto di un libro, per la visione di un film al cinema, per la visione di una mostra, i problemi affiorano, in quanto l’unico documento in mano agli insegnanti in questo caso è uno scontrino che non riporta certo il nominativo”.
Inoltre, chi ha già effettuato l’acquisto, non può conoscere adesso l’esito del controllo sulla documentazione prodotta: è completamente inutile infatti consegnare in segreteria ricevute e fatture, con il rischio che queste possano andare perse. E siccome “se la documentazione non risulterà conforme, o sarà incompleta o presentata oltre il 31 agosto, ovvero non presentata, la somma sarà recuperata con l’erogazione riferita al 2016/17”. Diventa sempre più urgente, quindi, che il Miur fornisca indicazioni dettagliate in merito.