Con il rateo di Gennaio i pensionati coinvolti nel blocco biennale 2012-2013 con trattamenti inferiori a sei volte il minimo inps riceveranno un incremento della pensione.
Assegno piu’ alto di una manciata di euro al mese per oltre 3 milioni di pensionati dal prossimo 1° gennaio. Anche se molti non ci hanno fatto caso, il decreto legge 65/2015 con il quale il Governo ha risposto alla sentenza della Corte costituzionale 70/2015, che ha bocciato il blocco degli adeguamenti delle pensioni al costo della vita, prevede una nuova mini rivalutazione degli assegni che sono stati coinvolti nel blocco biennale dell’indicizzazione (anni 2012-2013).
Gli assegni interessati sono ricompresi tra le tre e le sei volte il trattamento minimo inps nell’anno 2011, cioè quelli tra i 1405 euro e i 2810 euro lordi circa, gli stessi che lo scorso Agosto hanno visto la corresponsione del bonus di 500 euro a compensazione della mancata perequazione del biennio 2012-2013. Come si ricorderà la rivalutazione riconosciuta dal decreto legge 65/2015, per il biennio 2012-2013 è stata pari al 40% per i trattamenti ricompresi entro le quattro volte il minimo inps; al 20% per quelli ricompresi tra 4 e 5 volte il minimo e del 10% di quelli ricompresi tra 5 e 6 volte il minimo inps. Mentre nulla è stato attribuito ai trattamenti superiori a sei volte il minimo che quindi non hanno ottenuto alcun beneficio dalla decisione della Consulta. Il 20% di questo aumento è stato poi trascinato nell’assegno per il biennio 2014-2015 e, dal 2016 in poi, l’effetto trascinamento salirà al 50%.
In sostanza dal 1° gennaio 2016 un assegno di 1500 euro al 2011 prenderà ben 17,40 euro in piu’ al mese, cifra che sale a 21 euro circa se l’assegno viaggiava sui 1800 euro lordi sempre nel 2011. Per un totale che farà toccare anche i 250 euro annui. Lordi. Gli importi si riducono man mano al crescere del valore della pensione: si scende intorno ai 10 euro al mese per pensioni ricomprese tra 1900 e 2400 euro al mese (sempre lordi) per finire tra i 7 e gli 8 euro per le classi di assegno superiori a 2400 euro. La notizia positiva è che questi importi sono legati alla ricostituzione del meccanismo di perequazione e pertanto sono calcolati al netto dell’inflazione.
A chi non spettano. Esclusi dai rimborsi tutti coloro che avevano nel 2011 o nel 2012 importi inferiori rispettivamente a 1.405 euro e 1.443 euro (cioè al di sotto delle tre volte il minimo). Queste classi di assegno, a differenza di quanto si pensa, non hanno subito alcun danno dalla legge Fornero in quanto sono stati pienamente indicizzati all’inflazione nel biennio 2012-2013. Quindi nessun ristoro viene loro concesso. No ai rimborsi anche coloro che nelle date indicate avevano un assegno che splafonava rispettivamente i 2.810 euro (2011) o i 2.886 euro (2012), cioè oltre le sei volte il trattamento minimo inps.
Fuori dal perimetro di restituzione infine tutti i pensionati che sono usciti dal 1° gennaio 2013 in poi. Costoro infatti non hanno subito il blocco disposto dalla Legge Fornero in quanto il proprio assegno è stato rivalutato a partire dal 1° gennaio 2014 per effetto della legge 147/2013.