I dati sono stati diffusi oggi dal Ministero del Lavoro dopo la riforma dell’Isee entrata in vigore dal primo gennaio di quest’anno.
Il 1° gennaio è entrato in vigore il nuovo Isee. Molte sono state le innovazioni, sia dal punto di vista procedurale che delle regole di calcolo. “Nel primo semestre – informa il ministero del Lavoro – sono oltre 2 milioni i nuclei familiari che hanno presentato una Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) a fini Isee. È un patrimonio informativo che permette di consolidare le conoscenze rispetto agli effetti delle nuove regole”.
Dai dati, spiega Giuliano Poletti “si conferma la buona capacità del sistema Isee di assorbimento delle nuove procedure. Ricordiamo che accanto a un Isee profondamente riformato, è cambiato anche il modo in cui si richiede l’indicatore. Non più sulla base di informazioni tutte autocertificate, ma con la “post-compilazione” della dichiarazione da parte di Inps mediante rilevazione automatica delle informazioni nei propri archivi e in quelli dell’Agenzia delle entrate”.
Allo stesso tempo sono stati rafforzati i controlli, in particolare sui conti correnti e sul patrimonio mobiliare in generale. Inoltre, spiega ancora la nota “i tempi di rilascio dell’attestazione sono sempre più rapidi – ormai si è stabilmente intorno ai quattro giorni, cioè meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento Isee – e gli “errori” nella compilazione sono sempre meno frequenti, tanto da ridursi a giugno a percentuali fisiologiche”. La percentuale di popolazione coperta da dichiarazione ISEE a livello nazionale è pari nel primo semestre al 10,1%, passando da poco meno del 9% nel Centro-Nord a più del 13% nel Mezzogiorno.
La distribuzione territoriale della “popolazione Isee” è molto più omogenea ora rispetto al passato: il Mezzogiorno resta l’area dove si presentano più dichiarazioni, ma la distanza con il resto del paese si è ridotta, osservandosi sostanzialmente solo in queste regioni un calo di Dsu.
Per quasi due terzi della popolazione il nuovo Isee è più favorevole (46,9%) o indifferente (16,6%) rispetto al vecchio. Per il terzo di popolazione per cui il nuovo indicatore è meno favorevole, ciò dipende dai valori patrimoniali: il patrimonio infatti pesa molto di più nel nuovo indicatore, da un ottavo (12,4%) a poco meno di un quinto (18,2%). Per effetto del maggior valore del patrimonio, la media generale aumenta (di circa il 7%), ma comunque la mediana (il valore che separa il 50% più povero da quello più ricco) diminuisce, seppur marginalmente.
L’indicatore inoltre è molto più veritiero; i redditi non sono più autodichiarati, ma rilevati direttamente presso l’anagrafe tributaria (si stima in circa un quarto delle Dsu la presenza di sottodichiarazioni nel vecchio Isee), mentre con riferimento al patrimonio mobiliare (conti correnti e libretti di deposito) l’annuncio del rafforzamento dei controlli ha risultati eclatanti: le Dsu con patrimonio mobiliare nullo passano da quasi il 75% a meno del 20%.
Quanto ad alcuni sottogruppi di popolazione, nel caso dei nuclei con minorenni la distribuzione per classi di Isee è sostanzialmente identica a quella del vecchio indicatore (ancora più che per la popolazione complessiva). Comunque si osserva una quota superiore di coloro che sono favoriti dalla riforma rispetto alle famiglie senza minorenni; inoltre, non si registra l’incremento della media osservato per la popolazione nel complesso.
Per quanto riguarda i nuclei delle persone con disabilità, le regole di calcolo dell’indicatore sono state molto modificate. A differenza che per la popolazione complessiva e per i nuclei con minorenni – sottolinea il ministero -, nel caso delle persone con disabilità la distribuzione per classi di Isee cambia moltissimo con una densità molto maggiore nelle classi più basse di Isee e un incremento in quelle più alte. In particolare, rilevantissimo è il numero di nuclei per i quali l’Isee si azzera: passano da meno del 9% a più del 20%. Inoltre, il primo quartile (il valore che separa il quarto più povero dal resto della popolazione) si riduce di oltre due terzi e la mediana si riduce di oltre l’11%.
“Ma non solo la metà più povera della popolazione trova il nuovo modo di considerare la disabilità più vantaggioso: se prescindiamo dalle variazioni della componente patrimoniale (di natura trasversale a tutti i gruppi di popolazione), per poco meno di tre quarti dei nuclei le nuove modalità di definizione dell’Isee per le persone con disabilità sono più favorevoli (58,1%) o indifferenti (10,4%)”.