In audizione presso la Commissione Finanze della Camera, la Federazione ha illustrato la sua ricetta per risollevare il settore immobiliare: sì all’abolizione della Tasi per le prime case, riduzione delle imposte sugli immobili locati e razionalizzazione su quelle dei terreni, ottimizzazione dei benefici legati alle agevolazioni per le ristrutturazioni.
“L’elevata pressione fiscale sulle imprese e sulle famiglie continua a costituire una zavorra pesantissima per la ripresa economica. Occorre ridare alla casa il ruolo che da sempre ha per le famiglie italiane pensando anche alle imprese ed agli immobili ad esse strumentali. Il nostro auspicio è pervenire ad un riesame della tassazione sulle locazioni, alla chiara definizione delle imposizioni sui terreni edificabili basata su valori di mercato effettivi (e non presunti) ed alla ottimizzazione dei benefici fiscali legati alla ristrutturazione degli immobili anche riducendo i tempi di ammortamento”.
Lo ha sostenuto la Fimaa – Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari, (Agenti Immobiliari, Mediatori Creditizi, Mediatori Merceologici e Agenti in Attività Finanziaria) – in audizione alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati. Sul tema delle locazioni, ha affermato il presidente Santino Taverna “è necessario rivedere la vigente normativa sia in termini di tassazione che di durata dei contratti. Gli immobili concessi in locazione rappresentano un volano per lo sviluppo dell’economia in generale e del settore immobiliare in particolare. In materia di cedolare secca sarebbe importante equiparare, in termini di vantaggi e di applicabilità, le imprese ai privati, rendendo appetibili gli investimenti nel comparto anche da parte degli investitori istituzionali. In Italia solo il 33% delle seconde case sono destinate all’uso per vacanza da parte dei proprietari o comunque per uso turistico.
Il rimanente 67% di seconde case sono comunque locate ad uso abitativo residenziale. La legge 431/98 (riforma delle locazioni) oggi non risponde più alle mutate esigenze del mercato sia in termini di durata contrattuale che per tipologia di contratti”. Per la riforma del Catasto, Fimaa auspica che “anche i rappresentanti della categoria degli Agenti immobiliari siano coinvolti nelle sedi istituzionali per contribuire ai processi evolutivi della normativa, all’interno delle Commissioni preposte. Occorre evitare il rischio che per avviare un sistema catastale più equo, trasparente e semplificato, si finisca per generare ulteriori oneri per i cittadini, per le imprese, gli esercizi commerciali e gli artigiani (immobili strumentali alle loro attività) con sistemi di calcolo incongruenti con la realtà”. “Il patrimonio immobiliare italiano – ha osservato ancora la Federazione – è costituito da migliaia di unità immobiliari che necessitano di interventi di ristrutturazione e di riqualificazione energetica.
A tal proposito sarebbe opportuno ridurre l’IVA dal 10 al 4% anche per gli interventi di ristrutturazione degli immobili residenziali adibiti ad abitazione principale”. Il mercato immobiliare di sostituzione va favorito “agevolando imprese ed operatori nel ritiro dell’usato quando propongono immobili nuovi o ristrutturati in classi energetiche elevate (A o B). Le permute a tassa fissa (come avviene per le auto) faciliterebbero il mercato di scambio incentivando l’efficientamento energetico”.
Per la riqualifica energetica degli immobili è auspicabile incentivarla per interi stabili proponendo agevolazioni anche lungo termine, sino al 2020, anno in cui entrerà in vigore la norma europea del “Piano 20 20 20” – Pacchetto clima. Sempre in ambito di agevolazioni fiscali relative ad interventi di ristrutturazione degli immobili “sarebbe opportuno consentire di poter usufruire del beneficio fiscale in un lasso di tempo ridotto rispetto ai 10 anni attualmente previsti”. Particolare attenzione FIMAA ha prestato alle imposte relative ai terreni edificabili, compresi quelli vincolati da standard urbanistici.
La Federazione ha fatto presente che diversi proprietari di terreni edificabili, per evitare le imposte di Imu e Tasi riferite ad un valore di mercato determinato senza riferimenti oggettivi, sono indotti a porre sul mercato i lotti coinvolti generando l’incremento di offerta. “Tale processo – ha affermato la Federazione – non favorisce il recupero del già edificato e alimenta problematiche di non poco conto”. Il prezzo effettivo di vendita di questi lotti, risulta spesso disallineato rispetto a quello che attribuito dalle Agenzia delle Entrate. Le stesse prescindendo dal prezzi di vendita concordato tra le parti e risultante negli atti notarili, applicano in sede di accertamento valori molto più elevati di quelli stabiliti dal mercato.
Oltre al danno, già indotto dalla crisi che ne ha ridotto il valore, c’è anche la beffa della maggiore imposizione (imposta di registro e tassazione su plusvalenze mai percepite). E’ importante intervenire affinché le Amministrazioni locali, in accordo con le Agenzie delle Entrate, stabiliscano ed aggiornino periodicamente i valori tenendo conto dell’andamento del mercato. Un modo per eliminare imposizioni incongruenti ed evitare ricorsi onerosi e complessi da definire. Infine, la Federazione Italiana Mediatori Agenti d’Affari ha sottolineato la necessità di rendere “gli importi pagati dai privati per le mediazioni (provvigioni) fiscalmente detraibili dalla dichiarazione dei redditi” (la detraibilità oggi consentita è di 1000 euro).
Anche in materia di dichiarazione dei compensi del mediatore in atto notarile, la Federazione ritiene corretta l’indicazione delle generalità dell’Agente immobiliare ma inopportuna e lesiva ai fini della privacy l’indicazione degli importi percepiti.