Pensioni, investimenti per il sud, la programmazione economica del Governo tra i temi trattati dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, rispondendo alle interrogazioni a risposta immediata presentate al question time della Camera dei deputati del 16 settembre.
Tra le domande poste in aula a Padoan, due riguardavano il nodo dei lavoratori che hanno stipulato accordi aziendali di incentivo all’esodo ma non hanno potuto andare in pensione a causa dei termini stabiliti dalla riforma Fornero del sistema previdenziale. A partire dal 2012 sono state prese sei distinte misure di “salvaguardia” per questi e altri lavoratori che hanno visto modificare la propria prospettiva di accesso al trattamento pensionistico dopo la riforma Fornero. Per poter varare una settima operazione di salvaguardia occorre “completare l’ analisi delle salvaguardie già concluse”.
In ogni caso, il governo “riconosce la situazione di disagio” che si è determinata e intende risolvere il problema “con la dovuta urgenza”, ha affermato il ministro. Questi interventi costituiscono dei correttivi ma non una inversione di rotta, perché “una modifica strutturale del sistema previdenziale vigente con la legge Fornero andrebbe contro i principi di sostenibilità del sistema stesso. Esistono già forme di flessibilità. Inserire ulteriore flessibilità porterebbe oneri eccessivi e strutturali per la finanza pubblica. Occorre valutare costi e benefici, perché gli oneri si manifesterebbero comunque nell’immediato”.
Rispondendo a un’interrogazione sul Mezzogiorno Padoan ha citato i dati diffusi dall’ISTAT a partire dal primo trimestre 2015, periodo in cui il Sud “osserva un incremento dell’occupazione rispetto allo stesso periodo del 2014, pari allo 0,8 per cento, contro lo 0,6 per cento registrato dal centro-nord. Il secondo trimestre dell’anno conferma il trend crescente dell’occupazione rispetto allo stesso periodo precedente.
Non è che tutto ciò mi riempie di gioia, mi dice semplicemente che lo sforzo per sostenere il Sud deve essere intensificato”. Senza un intervento straordinario nel Mezzogiorno il Ministro auspica una maggiore efficacia e specificità d’interventi generali come “l’accelerazione nell’utilizzo e nel recupero di fondi europei residui dalla programmazione 2007-2013 e un utilizzo più efficiente e tempestivo dei fondi del nuovo ciclo di programmazione 2014-2020.
Investimenti pubblici volti ad aumentare quantità e qualità del capitale infrastrutturale e non infrastrutturale al Sud intervenendo sulla criticità nel nuovo ciclo di programmazione; un’azione strutturale per la convergenza e l’efficacia delle politiche ordinarie, ancora un’azione selettiva di politica industriale nel Sud che punti alla crescita e all’internazionalizzazione di buone realtà innovative già presenti nel Mezzogiorno; infine, un eventuale pacchetto di incentivi fiscali per sostenere lo sviluppo delle imprese e gli investimenti nel Mezzogiorno”.
Rispetto al quadro dell’economia italiana Padoan ha annunciato che “la Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza” sarà presentata al Governo e discussa questo venerdì per poi essere trasmessa al Parlamento. “L’indebitamento si collocherà quest’anno al 2,6% e continuerà a scendere negli anni successivi” ha anticipato il Ministro, il quale ha poi spiegato che il Governo “ha già richiesto e ottenuto da parte della Commissione europea una validazione riguardo alla cosiddetta “clausola di riforme strutturali” equivalente a uno 0,4%, che è al di sotto della totale ammissibilità prevista da questa clausola, e non ha ancora utilizzato i margini previsti dalla cosiddetta “clausola degli investimenti”.
Il Governo sta valutando il modo più efficace per ottenere ulteriori margini di flessibilità previsti dalle regole europee sia in termini di sforzo di riforme strutturali, che viene ampiamente riconosciuto, sia in termini di contributi agli investimenti – ha aggiunto Padoan – tutto questo servirà a costruire una legge di stabilità, che sarà presentata al Parlamento il 15 ottobre, che faciliterà l’ulteriore e definitiva uscita da una fase prolungata di recessione e, quindi, non semplicemente un’uscita ciclica ma un’uscita strutturale che richiede appropriati sforzi”.