crac bancheA partire dal primo gennaio 2016, nel caso in cui una banca dovesse entrare in crisi finanziaria, non ci sarà più necessariamente l’intervento dello Stato, ma dovranno farsi carico delle perdite anche azionisti e obbligazionisti.

 

È questa una delle norme approvate dal Consiglio dei ministri su proposta del Presidente Matteo Renzi e del Ministro dell’economia e delle finanze Pietro Carlo Padoan, recependo la direttiva europea sul risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. Dunque se una banca va in crisi finanziaria dovranno intervenire gli azionisti, ma verranno comunque garantiti i depositi fino a 100 mila euro. Nel caso in cui le perdite non venissero ripianate, allora è previsto l’intervento di un fondo di garanzia finanziato dalle banche stesse. L’intento di Palazzo Chigi è ridurre al minimo l’impatto del dissesto sull’economia e sul sistema finanziario e limitare la possibilità di salvataggi pubblici.

 

D’ora in poi, non ci saranno più salvataggi statali dall’esterno (bail-out), se non in ultima istanza e in casi eccezionali, mentre la regola sarà quella del salvataggio dall’interno (bail-in). Detto in parole povere, il risanamento di una banca ricadrà in gran parte sulle spalle dei clienti.

 

Prima dell’intervento dei soci, l’istituto in crisi deve utilizzare il proprio capitale e la Banca d’Italia dovrà mettere in atto tutte le misure per reperire risorse (ad esempio, vendendo gli asset). Quindi, scatta l’intervento dei privati.