giappone_e_disastri_naturaliLa storia del Giappone è segnata dai frequenti disastri naturali di proporzioni catastrofiche: dal grande terremoto del Kanto del primo settembre 1923, che rase completamente al suolo Tokyo e Yokohama, allo tsunami del 2011, ancora fresco nella memoria collettiva del mondo per la tragedia nucleare di Fukushima.

 

Eventi che hanno avuto drammatiche conseguenze sulla vita del popolo giapponese e sull’economia nipponica. Per questo il ministero della Finanze del Sol Levante ha recentemente pubblicato in lingua inglese un “discussion paper”dell’economista e docente universitario Satoshi Watanabe dedicato al tema “Disastri naturali e tassazione in Giappone”. Nello studio, il ricercatore giapponese esamina la questione e avanza una proposta: introdurre un meccanismo di adeguamento automatico delle tasse locali in seguito al verificarsi di un disastro naturale.

 

Fisco e disastri naturali, il ruolo dei governi locali – In caso di disastro, il ricercatore suggerisce di introdurre degli automatismi fiscali, attraverso l’intervento dei governi locali.  In un contesto come il Giappone,  in cui i disastri naturali sono ricorrenti e diffusi sul territorio nazionale, le diverse aree del paese devono essere messe in condizione di “prendersi cura di sé”. Come?  Attraverso norme regionali che – in caso di disastro ambientale – “prevedano un aumento automatico delle tasse locali”.  Le risorse ottenute attraverso questo tipo di tassa supplementare sarebbero utilizzate per gli individui e le località colpite dal disastro, con l’attuazione di piani di ricostruzione non più dipendenti esclusivamente dal sostegno del governo centrale. “I governi locali – precisa Watanabe nelle conclusioni del suo studio – dovrebbero essere inoltre rivestire un ruolo più incisivo nell’incoraggiare gli sforzi dei residenti nel prendere tutte le possibili misure di precauzione in relazione ai disastri naturali”. Secondo Watanabe, il principio dell’autonomia locale dovrebbe essere applicato anche quando sono concessi sussidi economici o “sconti” fiscali a chi si attiva per prevenire i danni causati dai disastri naturali. “Anche in questo caso le risorse necessarie – afferma l’economista – dovrebbero essere raccolte dai governi locali, piuttosto che dipendere dalle sovvenzioni e sussidi da parte del governo centrale”.

 

“Le catastrofi naturali come i terremoti –  prosegue l’autore dello studio –  normalmente provocano danni concentrati in particolari aree. Di conseguenza, al fine di proteggere i residenti, i governi locali sono tenuti a svolgere un ruolo importante nel prendere precauzioni prima del verificarsi delle calamità naturali e in risposta ai disastri. Naturalmente è fondamentale che i residenti locali facciano sforzi per aiutare se stessi. In Giappone i governi locali hanno il vantaggio di poter rispondere in modo indipendente alle calamità naturali perché non sono verticalmente ‘compartimentati’ come la burocrazia centrale e perché hanno numerose funzioni in materia fiscale, di spesa (ad esempio in sussidi) e nell’introduzione dei regolamenti (per esempio nella revisione degli standard di costruzione)”.

 

Dopo i disastri la spesa  pubblica è più efficace degli incentivi fiscali – Secondo l’economista giapponese, inoltre,  “le agevolazioni fiscali decise come misure post-disastro rischiano di disincentivare le azioni preventive e quindi di annullare gli effetti delle misure per promuovere la prevenzione delle calamità”.   I benefici della riduzione della pressione fiscale, sottolinea il docente alla Università Hitotsubashi di Tokyo,  riguardano solamente coloro che pagano le tasse. Anche per questo, sostiene Watanabe, “le misure di spesa ‘cash’ dopo i disastri naturali spesso sono probabilmente più importanti rispetto alle misure fiscali”.