docentiAncora una volta clientele, opacità, assenza di criteri hanno contraddistinto l’assegnazione dei comandi alle associazioni.

 

L’ADI, Associazione Docenti e Dirigenti scolatici Italiani, che è da sempre autenticamente autonoma da partiti, sindacati, chiesa e quant’altro e rifiuta da sempre la politica del do ut des, si è vista attribuire in questi giorni un solo comando, trattata come chi non fa praticamente nulla o peggio usufruisce del comando per puro interesse personale.

 

Il MIUR non rende mai noti gli elenchi nominativi dei comandati e, per averli, ADI si è dovuta in passato rivolgere al TAR. Abbiamo già richiesto gli elenchi di quest’anno.

 

Ecco il testo completo della lettera:

 

Gentilissimi,

 

a  volte  sono le piccole cose a illuminarci sulla credibilità, la correttezza, l’affidabilità di chi governa o amministra. Per questo si  intende dare conto di un comportamento del MIUR che, pur di portata limitata, desta sconcerto.  Saranno Loro a valutare  se è il caso di intervenire.

 

Come forse Loro  sapranno, la Legge 23 dicembre 1998, n. 448 e successive modificazioni, prevede, all’art. 26 comma 8, comandi annuali di docenti e dirigenti scolastici secondo questi criteri:

 

1) n. 50  ad associazioni professionali  dei dirigenti scolastici e dei docenti  impegnate nel campo della formazione e della ricerca educativa e didattica;

 

2) n. 100 a enti e associazioni  che svolgono attivita’ di prevenzione e cura  del disagio psicosociale e della tossicodipendenza.

 

La legge citata afferma inoltre che sull’attuazione dei comandi  “il Ministro della pubblica istruzione presenta annualmente una relazione al Parlamento”.

 

Orbene, non solo non  risulta che  sia mai stata presentata una relazione al Parlamento, ma i comandi  vengono sistematicamente “occultati”.

 

Per avere l’elenco nominativo dei comandi, l’ADI si è dovuta rivolgere al TAR del Lazio e finalmente con sentenza  n.838 del 23/01/2014,  è riuscita ad avere i nominativi.

 

Si tenga conto che sulla base del Decreto Legislativo 14 marzo 2013, n. 33, tali elenchi dovrebbero essere pubblicati sul sito del MIUR.

 

I motivi dell’”occultamento” sono molto semplici: i comandi sono spesso  terreno di spartizione, per così dire, clientelare.

 

A riprova solo alcuni esempi relativi all’a.s. 2014-2015:

 

  • Uno  all’ex sottosegretario MARCO ROSSI DORIA, che avrebbe costituito un’associazione dall’originale titolo SI CAMBIA, di cui non si trova traccia,

 

  • Uno all’ex deputata PD MARIA LETIZIA DE TORRE sistemata presso PAFOM , Pia Associazione Femminile Opera di Maria.

 

Poi  comandi a direttrici d’orchestra che girano il mondo, giornalisti, nonché ad Enti di formazione professionale, Sindacati che non dovrebbero usufruirne. Ci sono poi associazioni che hanno avuto un solo comando , ma avendo qualche santo in Paradiso, ne hanno  avuto un secondo  a livello regionale.

 

All’ADI è stato attribuito un solo  comando,  mentre ad altre associazioni professionali, appartenenti come ADI al FORUM delle Associazioni Professionali riconosciuto dal MIUR, ne sono stati dati molti di più: 6 ad AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici), 6 ad UCIIM (Unione Cattolica Italiana Insegnanti Medi), 3 al CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti).

 

E veniamo agli attuali comandi,  formalizzati a fine luglio 2015. L’ADI non è ancora in possesso di tali elenchi, ma ha già avuto comunicazione di averne avuto nuovamente  solo uno .  E’ veramente sconcertante che il merito non sia mai valutato e che non esistano criteri obiettivi di attribuzione. L’ADI da anni svolge una fruttuosa attività, realizzata anche in termini comparativi e collaborativi con altri Paesi europei. Di tutto il lavoro dell’associazione è testimonianza il sito, esplorato da milioni di visitatori, e fonte ricchissima di documentazione  non solo per docenti e dirigenti scolastici, ma  anche per studenti universitari e dottorandi. A tutto ciò vanno aggiunti i numerosi corsi di formazione svolti in tutta Italia.

 

I comandi alle associazioni potrebbero costituire uno strumento importante per lo sviluppo della professionalità docente e dirigente, l’elaborazione di strategie didattiche e l’approfondimento di  aspetti importanti della riforma ecc.., se solo venissero utilizzati come indica la legge.

 

Per tutto quanto esposto si confida  che qualche membro di Camera e/o Senato voglia indagare su questa vicenda, conoscere i criteri di attribuzione e il lavoro di analisi svolto sui singoli soggetti richiedenti,  su procedure e risultati  di cui il Parlamento dovrebbe essere annualmente informato. Per quel che  riguarda l’ADI  si è certi che non è stato nemmeno aperto il plico inviato  , considerato che il comando è stato attribuito al vecchio nome dell’Associazione (Associazione Docenti Italiani anziché Associazione Docenti e Dirigenti scolastici Italiani).

 

Ringraziando fin da ora per la disponibilità ad esaminare la questione, si inviano i migliori saluti