Si apra in tempi brevi la contrattazione per il comparto scuola, prevedendo adeguati incrementi stipendiali che non siano solo calcolati sul recupero dell’inflazione.
A chiederlo è la FGU-Gilda degli Insegnanti in riferimento alla pubblicazione della sentenza della Corte Costituzionale sul blocco dei contratti del pubblico impiego.
La pronuncia della Consulta – afferma la Fgu-Gilda – mette in rilievo che i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno deliberatamente leso i diritti fondamentali dei lavoratori pubblici imponendo il blocco dei contratti, delle progressioni stipendiali e della contrattazione sulla parte non solo stipendiale, ma anche normativa. Recita la Corte: “il reiterato protrarsi della sospensione delle procedure di contrattazione economica altera la dinamica negoziale in un settore che al contratto collettivo assegna un ruolo centrale [..] il contratto collettivo si atteggia come imprescindibile fonte, che disciplina anche il trattamento economico, nelle sue componenti fondamentali ed accessorie e ´i diritti e gli obblighi direttamente pertinenti al rapporto di lavoro, nonché le materie relative alle relazioni sindacali´”.
Tutte le cosiddette riforme sulla scuola fatte negli ultimi anni, con particolare riferimento alla cosiddetta ´Buona Scuola´, – sottolinea la Fgu-Gilda – rappresentano inaccettabili forzature che hanno unilateralmente modificato le condizioni dei lavoratori della scuola e dei docenti, inserendo surrettiziamente premi al merito ed altri elementi accessori che dovevano essere oggetto di contrattazione nazionale. Sempre la Corte infatti recita: ´in una costante dialettica con la legge, chiamata nel volgere degli anni a disciplinare aspetti sempre più puntuali, il contratto collettivo contempera in maniera efficace e trasparente gli interessi contrapposti delle parti e concorre a dare concreta attuazione al principio di proporzionalità della retribuzione, ponendosi, per un verso, come strumento di garanzia della parità di trattamento dei lavoratori e, per altro verso, come fattore propulsivo della produttività e del merito´.
E´ quindi indispensabile – conclude il sindacato – che la contrattazione torni ad essere centrale nelle dinamiche stipendiali e normative. Per questo la legge 107/2015 (Buona Scuola) appare evidentemente fondata su elementi di oggettiva incostituzionalità.