Sale il pressing dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare molto giovani che chiedono un’uscita a 41 anni di contributi.
Nel marasma previdenziale attuale ove ogni giorno si succedono dichiarazioni politiche sulla questione flessibilità in uscita e possibili modifiche alla legge Fornero, senza che a queste seguano fatti concreti, due gruppi su Facebook hanno intrapreso la loro ‘battaglia’ sul web. Lo scopo dei ‘lavoratori precoci uniti a tutela dei propri diritti ‘ e del neo gruppo ‘ opzione donna proroga al 2018’ è solo uno: quello di difendere i propri diritti acquisiti dai soprusi di una classe dirigenziale che non è più in grado di garantire la giusta serenità previdenziale ai lavoratori.
Entrambi i gruppi coesi chiedono al Governo, confidando nel ‘paladino’ comune Cesare Damiano, che venga al più presto approvato il ddl 857 che permetterebbe non solo di accedere alla quiescenza a partire dai 62 anni d’età e 35 di contributi con una leggera penalizzazione del 8%, ma permetterebbe ai precoci di poter accedere alla pensione senza penalizzazioni e senza limite d’età una volta versati 41 anni di contributi. Damiano si è detto anche favorevole alla proroga dell’opzione donna fino al 2018, visto che le lavoratrici hanno scelto pur di uscire anzitempo e godersi i nipotini, come suggeriva Renzi tempo fa, di rinunciare ad una parte cospicua dell’assegno, seppur a malincuore.
Qualcosa dunque pare non tornare nel paradosso previdenziale italiano:
1) I lavoratori precoci non vogliono che la flessibilità costi il 30% dell’assegno e ‘pretendono’ di poter accedere all’agognata pensione avendo versato ben 41 anni di contributi, il Governo, precisano, non può certo dire che ‘non ci siamo meritati la pensione piena’. Lavoriamo, proseguono, da quando siamo bambini e siamo quelli che hanno versato nelle casse dell’Inps più anni di contributi. Ora l’età anagrafica non può e non deve inficiare l’assegno pensionistico. Ma nonostante le richieste il ddl 857 di Damiano è stato attualmente bocciato da Tito Boeri perché troppo oneroso.
2) Le lavoratrici donne pur di accedere alla pensione a 57 anni se dipendenti e 58 se autonome avendo versato 35 anni di contributi, hanno accettato, avendo sulle spalle anche il ruolo di care giver in famiglia, di avere un assegno più leggero del 30%, e chiedono al Governo la proroga dell’opzione donna almeno fino al 2018.
Ma il Governo e la Ragioneria di Stato, per tutta risposta, nonostante i risparmi evidenti che il sistema contributivo farà registrare, tentennano. Sinceramente non abbiamo capito se l’unico scopo attuale dell’esecutivo Renzi è quello di mettersi contro i lavoratori: sia che scelgano il contributivo, sia che lottino per non avere tagli la risposta è sempre la stessa ’ non ci sono coperture finanziarie’, non è un po’ paradossale?