Presso la sede nazionale della Confederazione si è tenuta l’Assemblea pubblica di Confcommercio Roma. Per il 57,3% degli imprenditori del terziario romano sarebbe necessaria una nuova amministrazione frutto di una nuova consultazione popolare. Cerra: “Stato e Comune si diano subito da fare per il Giubileo”.
“Un’altra Roma, capitale delle imprese”: questo il titolo dell’Assemblea pubblica di Confcommercio Roma svoltasi presso la sede nazionale della Confederazione. Dopo il saluto del presidente Carlo Sangalli, spazio a una tavola rotonda con protagonisti alcuni esponenti delle più prestigiose aziende della Capitale, tra i quali il CEO di IGP Decaux Fabrizio du Chène de Vère e il CEO del Jumeirah Grand Hotel Via Veneto Carlo Acampora. I lavori si sono chiusi con l’intervento del presidente di Confcommercio Roma, Rosario Cerra, il quale ha sottolineato che “abbiamo alle porte abbiamo una sfida che ci deve trovare pronti ad un nuovo scatto di orgoglio: il Giubileo della Misericordia di Papa Francesco, che per un anno ci porterà di nuovo al centro del mondo. E chiediamo con forza che lo Stato e l’amministrazione si diano subito da fare con professionalità preparate e ineccepibili”.
Nell’ambito dell’Assemblea è stato presentata un’indagine dalla quale emerge che secondo il 55,2% delle imprese del terziario romane il sindaco Marino avrebbe dovuto dimettersi a seguito delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto di recente ilì Comune. Per il 57,3% degli imprenditori, poi, sarebbe necessaria una nuova amministrazione frutto di una nuova consultazione popolare. Dal rapporto emerge anche che “la crisi é alle spalle, migliorano lentamente i principali indicatori economici, ma siamo ancora lontani dai livelli pre crisi. Soprattutto i consumi delle famiglie stentano a ripartire. Migliora il clima di fiducia degli imprenditori della provincia di Roma alla fine dei primi sei mesi dell’anno. Cautamente positive le previsioni delle imprese circa l’andamento della propria attività in vista della fine dell’estate”.
Pubblichiamo il testo dell’intervento del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione dell’Assemblea pubblica di Confcommercio Roma.
E’ con grande piacere che intervengo a questo importante appuntamento di Confcommercio Roma. La prima Assemblea Pubblica del presidente e amico Rosario Cerra, a cui va, insieme alla sua Giunta, il mio particolare ringraziamento e riconoscimento per l’impulso che sta dando e che saprà dare alla tutela, allo sviluppo e alla valorizzazione delle attività delle imprese del terziario di mercato della città. Per un sistema che vuole dialogare, confrontarsi, condividere esperienze sul proprio ruolo, sulle proprie strategie, sul proprio futuro in un mondo che cambia e si trasforma velocemente, per continuare ad essere protagonisti, per offrire soluzioni e risposte ai cambiamenti dettati da nuovi stili di vita, da nuovi modelli organizzativi, dalla competizione. Oggi ci troviamo di fronte a segnali di ripresa effettiva, seppure timida.
Un processo di ripresa, caratterizzato dal susseguirsi di segni alterni, riflesso congiunturale di debolezze antiche e strutturali, che va consolidato anche perché esposto non solo alle insidie interne ma anche a quelle internazionali. Il caso della Grecia, dallo scenario ancora mutevole, ne rappresenta un esempio lampante. E la prospettiva di una ripresa intorno all’1% per l’anno in corso, come prevede il nostro Ufficio Studi, non è sufficiente per il rilancio economico dell’Italia.Ecco perché il governo deve vincere la scommessa di trasformare questa ripresa in crescita. E qui, come ho avuto modo di sottolineare anche ieri al Ministro Padoan che è intervenuto al nostro appuntamento tradizionale sul fisco, la strada è obbligata: bisogna intervenire sulla spesa pubblica che presenta ancora ampi margini di riduzione e di riqualificazione. Non chiediamo di farlo con tagli lineari e indiscriminati, ma di usare il bisturi per tagliare gli sprechi ritenuti aggredibili che, come emerge dall’analisi del nostro Ufficio Studi, ammontano a 23 miliardi di euro. Solo così avremo le risorse indispensabili per ridurre le tasse su imprese e famiglie, accelerando e irrobustendo il percorso di crescita. Con più soldi in tasca e maggiori consumi migliorerà, infatti, tutta la nostra economia e la ripresa sarà più forte e veloce.
Lo chiedono a gran voce le imprese del terziario di mercato, che vivono soprattutto di domanda interna e che sono state duramente colpite dalla crisi. Attività del terziario di mercato che non hanno solo una valenza di carattere economico. Contribuiscono, infatti, in maniera fondamentale a formare anche quella fitta trama di relazioni sociali che animano la vita delle nostre città, dei nostri paesi e dei nostri borghi. Laddove c’è un’attività commerciale, turistica e di servizio si creano, infatti, le condizioni di vitalità e qualità dei territori, si realizzano con più facilità opportunità di crescita per i rapporti sociali e culturali, si limita il degrado, stimolando, allo stesso tempo, la riqualificazione urbana, lo sviluppo, la legalità.
In questo senso, non posso che elogiare il lavoro che Confcommercio Roma sta svolgendo per la tutela e la promozione del terziario di mercato. Un lavoro fatto di capacità, intraprendenza, intelligenza e abnegazione da mettere al servizio delle imprese associate e a beneficio di tutta la cittadinanza. E’ lo spirito del fare, quello con cui abbiamo lavorato in questi anni della mia presidenza e con cui continueremo a lavorare. E’, insomma, un grande impegno per rispondere alle esigenze e ai bisogni crescenti delle nostre imprese, per migliorare l’efficienza del sistema imprenditoriale e la competitività del Paese. E’ questa la nostra idea di futuro, un’idea di futuro che ha il prerequisito della programmazione, della costruzione, del fare, appunto.
E sono tutti sforzi nella direzione di un’organizzazione capace di coniugare modernità e tradizione, rinnovamento e solidità. In una parola, oggi il ruolo delle associazioni d’impresa deve cambiare e noi siamo cambiati. Per restare al passo con i tempi, per guardare al futuro con fiducia, per dare una voce più forte alle Pmi e all’impresa diffusa che così profondamente caratterizzano i processi di sviluppo territoriale. Per una gestione d’impresa più consapevole, più matura, più propriamente manageriale.