spending reviewNell’ambito del convegno si è tenuta una tavola rotonda con i responsabili economici di Lega, Forza Italia e 5 Stelle, oltre al governatore della Toscana e al commissario alla Spending review.

 

Dopo la presentazione del rapporto realizzato dall’Ufficio Studi e l’intervento del presidente Sangalli, il convegno Confcommercio sul fisco ha previsto una tavola rotonda con protagonisti politici e amministratori locali.

 

Il primo a intervenire è stato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, per il quale “gli interventi allo studio del Governo sono sulla linea giusta. Bisogna però riprendere la faticosa discussione tra Stato e Regioni affinché i tagli non siano lineari e si colpiscano invece veramente gli sprechi. In tutta Europa stiamo assistendo al fallimento delle politiche di austerità che ci hanno portato alla recessione, servono prospettive diverse cominciando a ragionare su una spesa pubblica diversa, più produttiva. Attenzione però a effettuare tagli indiscriminati di spesa e investimenti, anche perché i primi a risentirne sarebbero i consumi, mentre ciò di cui abbiamo davvero bisogno è la ripresa della domanda aggregata”.

 

Claudio Borghi Aquilini, responsabile economico della Lega Nord, ha da parte sua sottolineato che “ci sono momenti, come quello che stiamo attraversando, in cui l’economia attraversa situazioni eccezionali durante i quali non è affatto certo che tagliando la spesa ci sia più crescita. Gli Usa, non a caso, hanno aumentato del 6% la spesa pubblica tra il 2006 e il 2009. In Italia c’è bisogno di un cambio in profondità del sistema economico all’insegna dell’equità generalizzata di prelievo, ad esempio attraverso la flat tax che propone la Lega”.

 

Per Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera, il rapporto presentato dall’Ufficio Studi di Confcommercio “mette le mani dove si può e si deve tagliare, mentre si attende ormai da sedici mesi la delega fiscale del Governo. In questo quadro il piano presentato da Renzi è troppo cauto, non avrebbe alcun effetto positivo sull’economia, mentre servirebbe un vero choc da 40 miliardi in due anni con abolizione delle tasse sulla casa per i cittadini e dell’Irap per le imprese. Da tagliare c’è tanto, partendo dall’abolizione delle Regioni e da interventi pesanti sulle municipalizzate”.

 

Carla Ruocco, componente della Commissione Finanze per i 5 Stelle, ha illustrato le proposte fiscali del suo movimento, come “l’esenzione dall’Irap per professionisti e micro imprese, la tassazione agevolata al 15% per i contribuenti con piccole partite Iva, la compensazione delle cartelle esattoriali e la generalizzazione dell’Iva per cassa”. “Il carico fiscale – ha proseguito la Ruocco – deve essere assolutamente ridotto con interventi ben mirati ed evitando l’assurdità di interventi come l’Irap sugli imbullonati, ma il piano annunciato dal Governo in questo senso sembra irrealizzabile”.

 

Itzhak Yoram Gutgeld, commissario alla Spending review, ha infine evidenziato che il “meno tasse, meno spesa è ormai condiviso da tutti, il problema è individuare dove tagliare visto che su interessi e pensioni non si può fare nulla. Resta solo la spesa per la ‘macchina’, che è relativamente bassa ma soggetta a grande variabilità, sulla quale l’impegno del Governo a incidere è totale. La spesa sta scendendo tramite tagli non lineari che garantiranno la giusta efficienza e i livelli di servizio”.

 

Da segnalare poi i commenti di Giacomo Portas, della Commissione di Vigilanza sull’ Anagrafe Tributaria della Camera: “capisco il ragionamento di Sangalli di Confcommercio. D’altronde il Mef ci ha già detto che é aumentato il gettito delle entrate tributarie e contributive. Bene, è il momento di cominciare a pensare a come far calare il peso di queste tasse sui cittadini. Anche perché i consumi sono ancora modesti”. E di Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro del Senato, “grazie a Confcommercio e al suo presidente Sangalli disponiamo ora di una ricerca molto interessante, di una sorta di provocazione, che immagina la spesa pubblica locale di Comuni e Regioni uniformata tutta alle virtù del territorio più efficiente, giustamente individuato nella Lombardia.

 

Lo studio muove dall’ idea dei costi standard applicati alle tre voci fondamentali dei servizi sanitari regionali, che a loro volta rappresentano oltre l’80 per cento della spesa corrente delle regioni, e dei fabbisogni standard che corrispondono alle diverse funzioni di ciascun comune. Oggi essi sono calcolati intorno alla media e comunque non sono adeguatamente utilizzati per punire e per premiare. Ma il punto di arrivo non può non essere quello indicato dalla Confcommercio, cioé la dimensione migliore in termini di servizi resi e costi praticati cui tutti dovrebbero tendere, sollecitati a farlo dalla minaccia del commissariamento dell’ ente e del fallimento politico degli amministratori”.