aree marine mare130 mila kmq di mare minacciati dal pirata Matteo Renzi: le lobby del petrolio ringraziano. Legambiente assegna la bendiera nera al premier italiano per la deriva petrolifera che ha assunto il suo governo.

 

Un’area grande quanto l’Inghilterra sotto scacco delle compagnie petrolifere grazie a un Governo che mentre da mesi annuncia un green act per l’Italia di fatto svende l’ambiente, il futuro e la possibilità di un sistema energetico pulito. La ciliegina sulla torta avvelenata l’ha messa il ministro Guidi che ha difeso non solo le trivellazioni ma anche l’utilizzo della tecnica dell’airgun per la ricerca dei giacimenti. Le riserve certe di petrolio presenti sotto i mari italiani sono assolutamente insufficienti a dare un contributo energetico rilevante al nostro Paese, ma a fronte di questi quantitativi irrisori di greggio – che basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico italiano per appena 8 settimane – si stanno ipotecando circa 130mila kmq di aree marine.

 

Per questo Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente, consegna simbolicamente la bandiera nera al premier Matteo Renzi, per l’evidente deriva petrolifera che ha caratterizzato e caratterizza le scelte del suo Governo. Il poco ambito vessillo che Legambiente assegna ai nuovi pirati del mare, ovvero tutti coloro che si sono contraddistinti per azioni a danno di questa risorsa, arriva non a caso con l’ingresso dell’imbarcazione ambientalista nel canale di Sicilia, una delle aree a maggior rischio trivellazioni. Nel basso e medio Adriatico, nel mar Ionio e nel Canale di Sicilia sono infatti attivi 15 permessi di ricerca rilasciati (5.424 kmq), 44 richieste avanzate dalle compagnie per la ricerca (26.060 kmq) e 8 per la prospezione (97.275 kmq), oltre le 5 richieste di concessione per l’estrazione di petrolio (558,7 kmq).

 

Tutto a discapito delle ricchezze naturali, di biodiversità, ambientali e in termini di risorsa, anche economica, per le comunità locali che ancora oggi il nostro mare offre. Fermare l’estrazione e la ricerca di petrolio è nell’interesse generale del Paese e di gran parte dei settori economici, a partire dalla pesca e dal turismo. Sostenerla e supportarla con norme ad hoc, come l’articolo 38 dello Sblocca Italia approvato a fine 2014, risponde solamente agli interessi delle compagnie petrolifere. Continuare a rilanciare l’estrazione di idrocarburi è il risultato di una strategia insensata che non garantisce nessun futuro energetico per il nostro Paese. È tempo che questo Governo si svincoli davvero dal passato e pensi seriamente al futuro dell’Italia piuttosto che agli interessi delle lobby dell’oro nero.