Si parla tanto di abbattere il digital divide (molti non sanno ancora nemmeno cosa sia) e, intanto, ancora troppi italiani hanno una connessione indecente o non l’hanno affatto. In un’epoca in cui tutto ormai dovrebbe trovarsi anche nella dimensione digitale, la connessione non è free nelle grandi città se non in pochissime aree, ma cosa ancora più grave, non arriva davvero ovunque come il Governo aveva auspicato. Certo, i lavori per l’abbattimento del divario digitale sono ancora in atto, ma intanto si provvede già a regolamentare la privacy sul web. Non che questo non abbia senso, al contrario, tuttavia forse sarebbe stato opportuno informatizzare anche chi non ha grandi dimestichezza col web prima di metterlo davanti alla scritta “accetta”.
Sì perché è di questo che si tratta, di mettere a disposizione delle aziende i propri dati. In tanti, soprattutto in questi ultimi giorni, per essere più precisi dal 2 giugno, si sono trovati sullo schermo una scritta che avvisava dell’utilizzo dei cookie e di cliccare su “ok” o “accetta”. In pratica chi non sa di cosa si tratti clicca comunque, senza rendersi conto che in questo modo sta accettando che le sue preferenze, le sue ricerche, appunto i suoi dati, restino tracciabili. Intendiamoci, nulla di grave se non qualche seccatura riguardo banner pubblicitari che mostrano le nostre preferenze, o meglio, pubblicità mirata alle nostre preferenze.
Ma se da una parte è giusto mettere al corrente il cittadino dei suoi diritti o almeno pseudo tali, dall’altra si dovrebbe garantirgli per lo meno la possibilità di utilizzare internet nel modo più consono, dandogli la possibilità di fruire di offerte come internet pack casa di Telecom e simili, e di corsi di informatizzazione gratuiti o a basso costo. In effetti tutto questo scalpore che suscitano i cookie sembra quasi una presa in giro per chi, ancora oggi, non sa nemmeno accendere un computer o non ha la possibilità di accedere alla rete.
Un minimo di coerenza sarebbe stata auspicabile, senza dare per scontato che tutti sappiano di cosa si sta parlando con la legge sulla privacy: cookie viene dall’inglese e significa alla lettera biscotto, nel linguaggio del web indica la presenza di alcuni file in grado di leggere le preferenze dei navigatori in modo da velocizzare, all’ingresso successivo su quel dato sito, l’esperienza di navigazione.