autonomia, legge di stabilità, partecipateI sindaci sono pronti a “proseguire con responsabilità sulla strada del risanamento ma per concorrere a realizzarlo i Comuni devono essere messi nelle condizioni di farlo. Mi auguro che con la prossima legge di stabilità si vada definitivamente verso quell’autonomia gestionale, finanziaria e istituzionale di cui qualche segnale già c’è stato negli ultimi due anni”. Lo ha detto il presidente Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, intervenuto ai lavori della seconda giornata della Conferenza Anci-Ifel sulla finanza locale.

 

Il presidente Anci ha dapprima ripercorso le tappe del confronto con il governo, partendo da una considerazione “che è sì politica ma si basa su dati di fatto. Sia la Corte dei Conti, nel suo ultimo Rapporto, che l’Istat hanno certificato quanto noi diciamo da tempo” ovvero “che il carico di contribuzione al risanamento chiesto ai Comuni è sproporzionato rispetto a quello chiesto ad altri comparti dello Stato. Se è vero, come è vero – ha sottolineato Fassino – che i Comuni rappresentato il 2,3% del debito totale e il 7,6% della spesa è evidente che il problema non siamo noi. E non sono l’Anci e l’Ifel a dirlo ma, appunto, due soggetti terzi come Corte dei Conti e Istat”.

 

“Il rapporto di relazione tra Stato e poteri locali – ha continuato il presidente Anci -, dal 2008 ad oggi è stato fondato su una costante compressione della nostra autonomia: finanziaria, ordinamentale e istituzionale”. Questa compressione “ha avuto l’effetto di contrarre prima di tutto gli investimenti gravati dal Patto di stabilità, inoltre ha contratto fortemente la spesa corrente portandone i livelli a quelli del 1997. Sempre la corte dei Conti – ha ricordato Fassino – ci ha detto che l’incremento della tassazione locale si è verificato per una scelta dello Stato centrale e non degli enti locali. E’ un punto di sostanza politica anche perché il sacrificio chiesto a noi non è stato chiesto al più del 90% delle altre amministrazioni statali. Bisogna quindi girare pagina, i Comuni non sono più in grado di tenere e andare avanti con questa strategia”.

 

“Certo – ha poi proseguito il presidente Anci – è incontestabile il diritto-dovere di chi governa di indicare i saldi finanza pubblica verso cui tendere ma una volta stabiliti si lasci autonomia ai Comuni per gestirli. Il nostro è un Paese complicato fatto di ottomila Comuni e territori diversi. Quello che vale per Torino può non essere valido per Napoli e non è realistico che le norme che ci interessano vengano decise in una stanza di Via XX settembre, fosse pure un Premio Nobel all’Economia a scriverle”.

 

Sulla spending review , Fassino ha poi ribadito come i sindaci “la fanno tutte le mattine senza doversi sentire ogni giorno sotto controllo ed è irritante sentirsi sempre sotto controllo. Stamattina – ha puntualizzato – sono stato in un ministero per un incontro. Nonostante lo splendido sole c’erano tutte le luci accese. Da me questo non capita…”

 

Il presidente è quindi passato ad analizzare il capitolo local tax. “Il governo l’ha annunciata per il 2016. Noi siamo pronti ma la responsabilità deve andare di pari passo con l’autonomia, quindi i Comuni devono essere titolari in esclusiva del nuovo tributo senza compartecipazioni da parte dello Stato. Ci saranno da fare ‘due conti’ per capire se questo tributo pareggerà il gettito 2013 anche perché, ricordo, il Def già prevede tagli per il prossimo triennio”.

 

Ribadendo, infine, la necessità di “andare nel 2016 verso un definitivo superamento del Patto di stabilità” e di inserire nella prossima legge di stabilità sia “meccanismi premiali per i Comuni virtuosi” che un “ulteriore disboscamento dei tanti vincoli ordinamentali che ancora rendono difficile il lavoro degli amministratori”, Fassino ha chiuso il suo intervento parlando di investimenti: “In Italia per molto tempo la politica per gli investimenti è stata portata avanti con interventi solo pubblici, dello Stato, delle Regioni e degli altri enti locali.

 

Oggi nessuna grande infrastruttura verrà fatta solo con risorse pubbliche, penso ad esempio ai project financing per alcuni tratti delle linee metropolitane di Napoli e di Roma. Per questo serve aggiornare e definire un nuovo quadro normativo che tenga conto di questo cambiamento di scenario; mi auguro che si possa inserire nelle pieghe della prossima legge di stabilità”.