locale, sud, sviluppo, province“Ancora una volta, anche per il 2014, il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica predisposto dalla Corte dei Conti evidenzia come il contributo dei Comuni sia stato fondamentale per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica. Il comparto è in avanzo significativo e ha dato un contributo di 1,7 mld maggiore del previsto”. E’ quanto dichiara il presidente dell’Anci, Piero Fassino, commentando il Rapporto 2015 sulla finanza pubblica presentato oggi a Roma dalla Corte dei Conti.

 

“La spesa complessiva dei Comuni – spiega Fassino – è in graduale flessione e la Corte dei Conti stima che nel 2017 tornera’ addirittura al dato fatto registrare nel 1998. Tutto questo – evidenzia Fassino – sta a dimostrare che i Comuni hanno saputo garantire piu’ funzioni, ma con una spesa uguale o addirittura minore. E questo vuol dire che la loro spending review i Comuni la hanno gia’ fatta’’.

 

Fassino sottolinea poi la prosecuzione di quel trend – evidenziato anche dalla Corte dei Conti – che vede ormai da anni in costante contrazione la spesa per gli investimenti locali. “Spero – afferma – che questo dato spinga il Governo ad allentare ulteriormente, già nel decreto che dovrà essere emanato stasera, spazi finanziari per interventi a favore dell’occupazione e dello sviluppo per i Comuni e le Citta’ metropolitane che hanno risorse disponibili”.

 

Oltre al presidente Fassino è intervenuto sul tema anche il coordinatore delle Città metropolitane Anci, Dario Nardella, che ha partecipato in rappresentanza dei Comuni alla presentazione dei Rapporto. “Bisogna essere consapevoli ha detto – che la ripresa economica muove dalle Città, veri e proprio motori della crescita in cui sono localizzate le attività economiche a maggior portata innovativa e tecnologica: questa tendenza, comune in tutta Europa, va assecondata con interventi opportuni”. Lo afferma il sindaco di Firenze e delegato Anci alle Città metropolitane, Dario Nardella, che oggi è intervenuto alla presentazione del Rapporto 2015 sul coordinamento della Finanza pubblica, redatto dalla Corte dei Conti.

 

Ricordando la drastica riduzione di risorse subita dal comparto dei Comuni anche nel 2014, Nardella riconosce che “le forti criticità dei vincoli imposti dal Patto di stabilità interno hanno finalmente trovato una significativa ma ancora non definitiva soluzione nelle scelte operate da questo Governo con la legge di stabilità. Voglio ricordare l’importante allentamento riconosciuto al comparto dei Comuni, circa il 60% rispetto agli obiettivi del 2014. Questo è un risultato importante assicurato anche grazie all’azione dell’Anci e al riconoscimento della necessità di arrivare progressivamente al superamento dell’attuale logica del Patto di stabilità interno. Il nostro auspicio – afferma Nardella – è che Governo e Parlamento continuino su questa strada. Spero che il 2016 sia l’anno decisivo per il totale superamento dei vincoli del Patto di stabilità, grazie all’introduzione di meccanismi che premino gli sforzi virtuosi operati dalla stragrande maggioranza dei Comuni. Sono consapevole che la sfida si gioca in primo luogo in sede europea, e tutti i Sindaci sono al fianco del Governo in questa battaglia”.

 

Nel suo intervento, Nardella si è concentrato in modo particolare su alcune “sfide” che i Comuni si troveranno ad affrontare già dal prossimo anno. Innanzitutto quella della contabilità armonizzata: “I Comuni – ricorda Nardella – hanno compiuto in via sperimentale negli anni passati e dal 2015 uno sforzo storico per applicare le nuove regole contabili. Io credo che bisogna dare atto dell’operazione in corso, accompagnarla con strumenti e meccanismi di gradualità e flessibilità, per scongiurare il rischio di crisi finanziaria degli enti”. Con il nuovo sistema contabile ci si muove “nella direzione di bilanci omogenei, confrontabili e aggregabili, con la caratteristica di fornire un’individuazione corretta dei debiti dei sotto-settori della Pa. Al contempo però – rimarca Nardella – il divieto di finanziamento del bilancio col debito, in sostanza imposto dalle nuove norme, limita ancora in modo drastico lo spazio per investimenti pubblici degli enti territoriali, con notevole pregiudizio per l’accumulazione del capitale sociale e la crescita economica. Esistono procedure per rendere disponibili ulteriori spazi finanziari a favore dei Comuni, ma le procedure di assegnazione di questi spazi – sottolinea l’esponente dell’Anci – devono essere rese più operative”.

 

Riguardo poi la “sfida” delle Città metropolitane, Nardella spiega che “devono ancora essere delineati con precisione i rapporti tra Regioni, Città metropolitane, Aree vaste (ancora da definire) e Unioni di comuni. Così come deve essere definita una specifica finanza delle Città metropolitane, in particolare individuando fonti autonome di entrata, siano esse tributarie o extra-tributarie”. Nardella auspica inoltre che “il Governo applichi il criterio dei fabbisogni standard anche nel riparto degli obiettivi del Patto di stabilità interno: le Città metropolitane hanno maggiori funzioni, e devono di conseguenza poter avere gli spazi finanziari necessari per operare tutti gli interventi di sviluppo e crescita per i propri territori.

 

Sulle aziende partecipate, poi, l’esponente dell’Anci ricorda che “la legge di stabilità 2015 è intervenuta definendo una serie di incentivi alle dismissioni e alle aggregazioni, ma una certa rigidità nei confronti delle aziende in-house potrebbe rendere più difficile la riorganizzazione e gli accorpamenti’’.
Rispetto al lavoro e ai rapporti con la Corte dei Conti, infine, Nardella esprime l’auspicio che “venga rafforzato il ruolo della Sezione centrale delle Autonomie: l’attribuzione di un potere in via successiva di risoluzione dei conflitti fra gli orientamenti delle singole sezioni regionali – rimarca Nardella – spesso non risolve gravi criticità. Il tutto al fine di garantire maggiormente l’uniformità dell’ordinamento giuridico. Per questo si potrebbe impostare un meccanismo virtuoso per cui, sulle grandi e generali questioni che interessano tutti gli 8 mila Comuni e le Città metropolitane, le singole sezioni regionali si astengano dal rilasciare pareri, rimettendo la questione alla Sezione centrale delle Autonomie”.