Previsioni in miglioramento per quanto riguarda i ritardi nei pagamenti tra imprese e tra Pubblica Amministrazione e imprese, secondo le stime di Euler Hermes (multinazionale dell’assicurazione crediti).
Nel 2015 i tempi medi di attesa per ottenere pagamenti caleranno del -4%, ovvero si passerà ad una media di 110 giorni contro i 115 giorni del 2014. Per le insolvenze aziendali il calo atteso è del -2% rispetto al 2014. Miglioramento che però non appare sufficiente a risollevare le imprese, soprattutto le PMI, e la loro necessità di liquidità. In più si tratta di un dato quasi doppio rispetto a quanto previsto dalla normativa e nettamente superiore a tutti gli altri grandi Paesi occidentali. Tra gli 11 mercati occidentali analizzati, la situazione migliore si registra in Olanda, negli Stati Uniti e in Russia, con poco più di 50 giorni. In Italia, dunque, sono ancora troppe le fatture insolute e ancora è troppo ampio il fabbisogno di credito delle imprese. Secondo le ultime rilevazioni oltre il 70% delle imprese italiane soffre di problemi di liquidità riconducibili al ritardo nei pagamenti e tale situazione a sua volta genera nuovi debitori.
Per quanto riguarda il ritardo nei pagamenti dalla PA, l’ammontare dei debiti della Pubblica Amministrazione è sceso di soli 5 miliardi di euro, rispetto ai 70 miliardi stimati. In realtà i debiti della PA saldati nell’ultimo anno, anche a fronte delle misure attuate dal Governo per risolvere l’annoso problema dei ritardi nei pagamenti dalla PA, è stato di 30 miliardi di euro, ma nel frattempo si sono generati nuovi crediti arretrati.
Ma una speranza c’è:
«Dopo tre anni di contrazione possiamo finalmente affermare che la recessione in Italia è ormai alle spalle. – spiega il capo economista di Euler Hermes, Ludovic Subran – La nostra previsione di crescita pari allo 0,6% nel 2015 e dell’1,1% del 2016 è ben sostenuta dai principali indicatori economici che stanno ripartendo».
Tra i fattori che influenzeranno positivamente la ripresa economica e di conseguenza la capacità delle imprese di far fronte ai propri impegni economici c’è prima di tutto l’export:
«Ci attendiamo 10 miliardi di export addizionale nel 2015, di cui 6 derivanti dall’indebolimento della moneta europea», spiega Subran.
Quindi la ripresa dei consumi:
«Il basso costo del petrolio sosterrà i consumi, mentre tra le imprese la riduzione del costo dell’energia impatterà positivamente sui margini finanziari».
A seguire tra i fattori in grado di influenzare positivamente la ripresa del Paese e del suo sitema produttivo troviamo l’attenuazione del credit crunch e il miglioramento dell’accesso al credito per le famiglie e le imprese.
Ma anche l’Expo, per la sua capacità di rafforzare il brand Made in Italy. Ma c’è ancora tanto da fare, evidenza Subran:
«Bisogna far ripartire più intensamente tutto il manifatturiero italiano, sostenere gli investimenti per avviare un processo di modernizzazione industriale e agire sulle riforme strutturali di cui il Paese necessita».
Ricordiamo brevemente che la Direttiva UE (2011/7/UE) che obbliga la PA al saldo in 30 giorni (60 solo in casi eccezionali) è stata recepita in Italia da gennaio 2012, con l’entrata in vigore il decreto legislativo n. 192. Le imprese sono invece chiamate a saldare le fatture entro 60 giorni di calendario, a meno che non siano presenti clausole contrattuali esplicitamente diverse, che però non possono essere gravemente inique per i creditori. In caso di ritardo i diritto a chiedere gli interessi sui ritardi è automatico, ed è previsto anche un indennizzo minimo fisso di 40 euro per i costi di recupero dei pagamenti. Il tasso di interessi di mora per i ritardi è di almeno otto punti percentuali sopra il tasso di riferimento BCE.