Nuove delibere 2015 TASI e IMU in quasi 2 mila comuni e circa 30 capoluoghi di provincia, tra cui 10 hanno cambiato anche le aliquote: è la situazione definitiva in vista dell’acconto del 16 giugno. I termini per deliberare nuove aliquote 2015 in tempo per l’acconto sono scaduti il 23 maggio, pertanto nei comuni che eventualmente dovessero decidere cambiamenti in data successiva per il versamento dell’acconto si dovrà comunque fare riferimento alle aliquote 2014.
Per la TASI, in alcuni casi le delibere 2015 prevedono riduzioni di aliquota rispetto a quelle 2014: a Barletta scende dal 3,3 al 2,7 per mille mentre a Mantova dal 2,4 al 2,2 per mille. Fra i capoluoghi che invece hanno previsto aumenti segnaliamo Mantova (dal 3,1 al 3,3 per mille) e Sondrio (dal 2,1 al 2,5 per mille). Quanto all’IMU, l’imposta sale a Livorno (10,6 per mille), Urbino (10,5 per mille) e Pordenone (8,85 per mille) mentre scende a Enna e Padova. Fra i grandi capoluoghi di Regione (esempi: Milano e Roma) le aliquote TASI-IMU sono rimaste quelle 2014.
In sintesi, per pagare il contribuente l’acconto deve prima di tutto controllare verificare se nel proprio comune c’è una nuova delibera 2015 ma si può anche pagare l’acconto con aliquote e regole 2014 per poi effettuare a dicembre il saldo con le nuove indicazioni 2015. I Comuni, anche nel caso in cui abbiano già deliberato, hanno tempo fino a fine ottobre per approtare eventuali modifiche alle aliquote TASI e IMU.
L’acconto di giugno prevede il pagamento del 50% della TASI e IMU 2015 dovute, il resto di paga entro il 16 dicembre. Ricordiamo che i bollettini precompilati nella stragrande maggioranza dei casi non arriveranno (non c’è obbligo per i COMUNI), e che quindi spesso proprietari di immobili e inquilini dovranno, come successo nel 2014, calcolarsi da soli l’imposta ed effettuare il versamento con modello F24 oppure bollettino postale.
Le regole per calcolare l’acconto TASI 2015 da pagare entro il 16 giugno sono sostanzialmente le stesse dell’anno scorso, con una differenza sostanziale: la tassa è a regime, quindi sono chiamati alla cassa tutti i proprietari di immobili (anche gli inquilini, per la relativa quota), indipendentemente da nuove delibere comunali. L’acconto è pari al 50% dell’importo totale dovuto per il 2015. Vediamo esattamente come va effettuato il calcolo.
L’imponibile TASI è lo stesso dell’IMU: rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente relativo alla tipologia dell’immobile. Ecco tutti i coefficienti:
- abitazione (gruppo catastale A, tranne A10): 160;
- uffici e studi privati (categoria catastale A10): 80;
- uffici pubblici (gruppo catastale B): 140;
- negozi e botteghe (C1): 55;
- cantine e solai (C2): 160;
- laboratori, palestre, stabilimento balneari (C3, C4 e C5): 140;
- posti auto e rimesse (C6 e C7): 160;
- magazzini, opifici, immobili d’impresa (gruppo catastale D, tranne D5): 65;
- banche (D5): 80.
Per gli immobili del gruppo D non ancora iscritti in Catasto si applicano i nuovi coefficienti previsti dal decreto del ministero delle Finanze del 25 marzo 2015 (per quest’anno il coefficiente è 1,01).
A questo punto si applica l’aliquota comunale secondo la regola seguente:
- se c’è una delibera pubblicata entro il 23 maggio sul sito del Dipartimento delle Finanze si applica l’aliquota 2015;
- se non c’è una nuova delibera si applicano le aliquote 2014.
A questo punto si applicano le eventuali detrazioni previste dal Comune di appartenenza (anche qui, bisogna verificare la delibera). Il risultato ottenuto si divide per due, ottenendo la somma dovuta per l’acconto 2015. Per i contribuenti che volessero effettuare il calcolo online, PMI.it mette a disposizione uno strumento, con le relative istruzioni.
La rendita catastale dell’immobile, fondamentale per calcolare l’imponibile, si trova nell’atto di compravendita oppure è in visura (c’è un apposito servizio sul sito del Catasto).
La norma relativa alla TASI prevede il pagamento anche da parte degli inquilini. La quota TASI per chi vive in affitto deve essere compresa fra il 10 e il 30%. Nel caso in cui non ci sia una decisione specifica nella delibera comunale, si applica automaticamente il 10%. Le modalità di calcolo sono le stesse previste per i proprietari. Quindi, l’inquilino calcolerà l’intersa TASI dovuta sull’immobile con il metodo sopra indicato, e applicherà la quota a proprio carico prevista dal regolamento comunale. La restante parte della tassa è a carico del proprietario dell’immobile.
La cosa importante da ricordare è la seguente: la destinazione d’uso dell’immobile (in base alla quale si decide ad esempio se applicare l’aliquota sulla prima casa o quella sulle altre abitazioni) va riferita al proprietario, non all’inquilino. In parole semplici: con ogni probabilità, per l’inquilino l’abitazione in affitto sarà la prima casa, mentre per il proprietario spesso è una seconda casa. L’aliquota corretta da applicare, inq uesto caso, è quella sulle seconde case. Se invece l’inquilino affitta una sola stanza nella casa di abitazione del proprietario, allora si applicherà l’aliquota della prima casa, applicando poi la quota dell’inquilino (ad esempio, il 10%).