Avviata da parte della Commissione Europea una consultazione volta a verificare la fattibilità di assoggettare a tassazione IVA anche il crowdfunding, ovvero la raccolta di capitali via internet per finanziare un’idea o un progetto, ad esempio imprenditoriale, grazie alle somme di denaro di varia entità donate da parte dei sostenitori. Il modello basato sui rewards è il più diffuso e prevede una ricompensa o un premio per chi effettua una donazione per un progetto. Si tratta, in sostanza, di una nuova forma di accesso al credito che sta diventando sempre più popolare soprattutto tra le start-up. Per quelle americane si tratta ormai uno strumento ampiamente utilizzato, ma anche le start-up europee iniziano a ricorrervi sempre più spesso per raccogliere fondi a favore della propria attività.
Ora, a fronte di questo nuovo fenomeno che sta generando 120 milioni di euro l’anno in termini di valore dei beni scambiati su base comunitaria e 80 milioni di euro in termini di quote societarie acquisite, la Commissione IVA di Bruxelles sta valutando la possibilità di tassare il reward-based crowdfunding con l’imposta sul valore aggiunto. Si tratterebbe di tassare i premi che le società del crowdfunding pagano ai loro donatori.
Nel documento della Value Added Tax Committee dell’Unione Europea si legge:
«Riguardo al crowdfunding che premia con prodotti, dove il contributore viene ricompensato con beni o servizi dall’imprenditore in cambio del sostegno dato, diverse questioni relative all’IVA necessitano di ulteriore analisi».
Il problema, sottolineano alcuni esperti, è che l’imposizione di questa tassa potrebbe ostacolare l’utilizzo da parte delle start-up di questa forma alternativa di accesso al credito. Ad esempio, per Stian Westlake, executive director of policy and research di Nesta, ente no-profit briannico:
«C’è il rischio che l’UE tagli via una fonte agile e in crescita di finanziamento per le piccole imprese. Avrà l’effetto di congelare lo sviluppo del settore».
Della stessa linea di pensiero Richard Asquith, vice-president of global tax di Avalara, azienda che produce software per il settore fiscale, per il quale la questione di fondo è che «le autorità non gradiscono questi sistemi che sfuggono alle maglie del Fisco».