Da qui a fine anno i giudici della Corte Costituzionale dovranno pronunciarsi sulla legittimità del blocco del rinnovo della parte economica dei contratti degli statali. E un’altra volta sul contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate.
Il conto della Consulta con il legislatore degli ultimi anni non si è concluso con la sentenza sul blocco dell’indicizzazione delle pensioni. Una vera e propria grana per l’esecutivo Renzi. Sul tavolo della Corte Costituzionale ci sono almeno altri tre dossier che fanno tremare il Permier e i conti dello Stato e che dovranno essere decisi entro la fine dell’anno. In primis c’è la decisione sul blocco del rinnovo della parte economica dei contratti degli statali, al palo ormai da 5 anni.
La ministra Madia nei giorni scorsi ha lanciato acqua sul fuoco mostrandosi fiduciosa sul fatto che la Consulta non boccerà la norma introdotta nel 2010 dal Governo Berlusconi e poi mantenuta dal Monti, Letta e Renzi. Il bottino che si riesce a mettere da parte del resto è cospicuo: 12 miliardi in 5 anni. Se dovessero essere restituiti sarebbero guai. Gli stessi giudici, ricorda del resto il ministro, avevano già detto che la misura era consentita purché fosse «temporanea» ed avesse una destinazione «solidaristica».
Se la temporaneità dopo cinque anni di blocco può iniziare ad essere messa in discussione, il Governo spera però che la Corte valuti la misura alla luce delle difficoltà economiche che sta attraversando l’Italia. E dunque la lasci intatta la misura che comprime le retribuzioni dei dipendenti pubblici.
In arrivo ci sono però anche altre due decisioni importanti. La prima riguarda la legittimità da parte di Equitalia di prelevare dalle cartelle esattoriali l’aggio dell’8%. Una misura che se bocciata causerebbe un buco di 3 miliardi. E, infine, c’è una possibile sentenza bis sulle pensioni, quella che potrebbe bocciare il contributo di solidarietà tra il 6 e il 18% imposto dal governo Letta con la legge 147/2013 a quelle superiori a 90 mila euro. Un balzello ripresentato dopo che la stessa Corte aveva dichiarato incostituzionale un prelievo molto simile del governo Monti su cui si è provveduto alla restituzione a rate.
Critiche all’operato dei giudici sono giunte tuttavia dal Vice Ministro all’Economia Enrico Morando che nel corso di una dichiarazione in Parlamento la scorsa settimana ha osservato come la Corte con la recente sentenza sulle pensioni abbia utilizzato due pesi e due misure. Un paio di mesi fa i supremi giudici hanno infatti bocciato una vecchia norma di Tremonti, nota come Robin Tax, una tassa pensata dall’allora ministro dell’Economia per tassare le società energetiche in cambio di qualche denaro per finanziare le social card. Dopo sette anni dalla sua entrata in vigore la Consulta ha deciso che il prelievo era contro la Costituzione ma ha salvato dalla restituzione dei soldi alle imprese che l’avevano pagata perchè avrebbe comportato un esborso eccessivo per lo Stato. Sulle pensioni, invece, ha osservato Morando, non è stato posto un argine alle restituzioni.