creditiLa voce di quattro Dirigenti Scolastici, promotori di un movimento a favore del DDL sulla scuola e contro lo sciopero del 5 maggio.

 

“Pur riconoscendo che il DDL 2994 Giannini­/Madia/­Padoan sia suscettibile di elementi migliorativi e di chiarimenti interpretativi, ne difendiamo con forza l’impianto e il coraggio con il quale interviene a riformare la scuola con l’obiettivo di rinnovarla e renderla rispondente ai bisogni della società complessa.

 

Per questo vogliamo ribadire le nostre ragioni di contrarietà allo sciopero del 5 maggio, uno sciopero demagogico, peraltro proclamato nella data di svolgimento dei test del SNV, che riteniamo strumento indispensabile per la conoscenza dello stato di salute del nostro sistema educativo e per il suo miglioramento.

 

Non ci sono scuse stavolta. Nessuno può parlare di tagli. Nessuno può parlare di precariato. Nessuno può parlare di distruzione della scuola pubblica. Dove sono allora le ragioni di uno sciopero contro un DDL che:

 

1. Interviene finalmente a precisare e definire i contorni dell’autonomia scolastica, per la quale abbiamo sempre tutti lamentato un’esistenza di principio ma una sostanziale inesistenza di fatto. Il catalizzarsi della protesta contro quello che è stato definito lo strapotere dei presidi sceriffi è almeno anacronistico. Ciò che non si vuole riconoscere è che un’autonomia necessiti di una figura dirigenziale dotata di strumenti concreti per esercitare le prerogative che gli vengono attribuite dalla legge, come in ogni organizzazione governabile. Il DDL d’altro canto definisce con chiarezza che l’ampliamento delle prerogative del dirigente sarà accompagnato da una valutazione sulla base dei risultati ottenuti attraverso le scelte attuate.

 

2. Incrementa sensibilmente, come mai accaduto in passato, le risorse destinate alla scuola attraverso numerosi strumenti, dall’organico dell’autonomia, con il quale sarà possibile arricchire la proposta didattica, garantire ampie opportunità formative, personalizzare il curriculum degli studenti, all’incremento del fondo delle istituzioni scolastiche, all’investimento sulla formazione e sull’autoformazione dei docenti, attraverso lo strumento personale della carta per la formazione e l’aggiornamento del docente, fino ad arrivare alle risorse per l’edilizia scolastica e al bonus per la valorizzazione del merito dei docenti;

 

3. Rende finalmente obbligatoria e sistematica la formazione dei docenti e del personale, infrangendo un tabu rimasto vivo solo nella scuola, unica organizzazione in cui sia ancora consentito il diritto al non aggiornamento e la possibilità di non formarsi per 30 anni; ciò naturalmente a vantaggio della qualità della didattica e in difesa del diritto di apprendimento degli studenti;

 

4. Sancisce la trasparenza, il sistema degli open data, in un’ottica di perfetta coerenza con l’ampliamento dell’autonomia: ad una maggiore autonomia non può che corrispondere un sistema di rendicontazione sociale attraverso il quale sia possibile per la cittadinanza cogliere il percorso delle scelte e delle decisioni fino al risultato ottenuto, giudicandone l’opportunità e i limiti;

 

5. Potenzia l’apertura della scuola al territorio e al mondo del lavoro per centrare meglio l’obiettivo dell’apprendimento delle competenze chiave che i nostri studenti possiedono in misura inferiore ai loro colleghi europei;

 

6. Individua strumenti per il potenziamento digitale e per la cittadinanza di tutti i mezzi di informazione e comunicazione, ormai presenti di diritto nel nostro mondo, ma spesso assenti ingiustificati nelle aule scolastiche

 

7. Getta le basi per un reclutamento del personale docente affidato a meccanismi che possano garantire la scelta dei migliori e soprattutto sondare sul campo le reali capacità di esercitare una professione difficilissima che spesso si misura su soft skills che nelle procedure concorsuali non riescono ad emergere.

 

Una delle ragioni della protesta è che il DDL non salvaguarderebbe il governo democratico delle istituzioni scolastiche, definendo “relazioni di comando” le normali prerogative dirigenziali. Ci si dimentica tuttavia che l’attuale sistema di governance, che peraltro il DDL si propone con strumenti successivi di sottoporre ad un’agognata quanto apparentemente inarrivabile riforma, non ha nulla a che vedere con una reale partecipazione democratica.

 

Che ne è della voce degli studenti e delle famiglie nel governo della scuola? La loro rappresentanza, leggendo i numeri, sarà sempre in minoranza e mai sarà loro garantita una reale possibilità di incidere sulle decisioni. La democrazia attuale è la democrazia della sola componente docenti, è la falsa democrazia di una scuola autoreferenziale che non accetta e non ha mai accettato intrusioni dall’esterno, disfunzione questa che gli ha consentito di restare immobile e uguale a se stessa per decenni fino ad arrivare ad essere oggi del tutto anacronistica.

 

Diciamo no allo sciopero del 5 maggio perché siamo consapevoli che non c’è più tempo da attendere per riformare la scuola, perché sappiamo che toccare la scuola nel nostro Paese necessita di una buona dose di coraggio e di forza; coraggio e forza che ci sentiamo di esprimere a sostegno di questo DDL, che è per noi una buona base di partenza per ricostruire una scuola migliore.

 

D’altra parte ci sentiamo di condividere alcuni suggerimenti per integrare e migliorare il testo del DDL:

 

1. Il Dirigente Scolastico, per le numerose competenze che gli vengono attribuite e per la complessità del governo delle istituzioni scolastiche, necessita di essere affiancato da figure di staff, una delle quali almeno dovrebbe poter essere sgravata dai compiti di insegnamento. Il DDL prevede tre figure di staff. Proponiamo però anche la previsione dell’istituto dell’esonero per la figura del primo collaboratore del DS;

 

2. Riteniamo che nella definizione dei Piani Triennali il ruolo del Collegio dei Docenti e del Consiglio di Istituto non possa limitarsi ad una sola funzione consultiva, mentre dovrebbe essere pienamente deliberativa, trattandosi di materia che necessita di un apporto collegiale e di una vision condivisa;

 

3. Quanto alla valorizzazione del merito dei docenti, piuttosto che il parere consultivo del Consiglio di Istituto, l’attribuzione delle risorse aggiuntive andrebbe più opportunamente deliberata dal Nucleo di Autovalutazione di Istituto con il Dirigente Scolastico in funzione di Presidente, salvaguardando la componente del Collegio dei Docenti attraverso la sua rappresentanza elettiva;

 

4. Il testo del DDL inoltre non contempla la problematica legata al personale ATA, che rappresenta una variabile molto importante e cruciale per l’efficienza del servizio delle istituzioni scolastiche. Riteniamo utile la definizione di un organico dell’autonomia anche per il personale ATA; esso consentirebbe oltre che un’estensione dell’orario di apertura delle istituzioni scolastiche anche la soluzione di problemi legati all’uso delle ICT per gli Istituti Comprensivi non dotati attualmente di figure di Assistenti Tecnici, molto importanti per la diffusione della digitalizzazione.

 

Il presente documento è stato elaborato da:

 

Alessandra Rucci ­ DS IIS Savoia­Benincasa (AN)

 

Antonio Fini ­ DS IC di Arcola/Ameglia (SP)

 

Laura Biancato ­ DS IC di Mussolente (VI)

 

Salvatore Giuliano ­ DS IIS Majorana (BR)

 

e sottoposto successivamente ad una platea di dirigenti scolastici e docenti per una più ampia condivisione e sottoscrizione.”