Pur con due approcci diversi al mercato e alle soluzioni tecnologiche, Ingenico e Pay Reply convergono sul concetto che il terminale per i pagamenti innovativi deve essere innanzitutto rivolto al cliente, sia – letteralmente – sul piano fisico, che sul lato della user experience digitale. L’opinione di Luciano Cavazzana e Marco Loro.
Che sia fisico o virtualizzato, in mobilità, collegato a un connected device, o all’interno di un negozio, nel futuro del POS c’è un’unica strada: dovrà essere dalla parte del consumatore.
Non solo con App e interfacce che garantiscano un’esperienza assolutamente user friendly, ma anche fisicamente, rivolto, cioè, verso il cliente, il consumatore, che dovrà usarlo come una semplice estensione della propria carta o del proprio smartphone. Ne sono convinti sia in Ingenico, lo specialista storico dei terminali dedicati al pagamento che sta promuovendo la diffusione degli m-payments, sia in Pay Reply, che è entrata nel business con un’offerta nativamente improntata al futuro.
Abbiamo chiesto a Luciano Cavazzana, East Europe & Africa Managing Director di Ingenico, se, ora che i pagamenti stanno diventando Mobile e contactless, ritiene che il POS così come lo conosciamo oggi sia superato. La prima cosa che risponde è che è certo di tutt’altro! Cavazzana non può fare a meno di notare che sono le abitudini acquisite, più che le scelte tecnologiche, che frenano l’adozione dei pagamenti via smartphone, su cui anche Ingenico, naturalmente, sta concentrando gli sforzi.
«Oggi un ottavo delle carte è contactless, un sesto dei POS è contactless, ma solo una transazione su 300 è contactless. Secondo me c’è un motivo di fondo: la user experience, e non parlo solo di come fare il tap e della semplicità dell’applicazione, ma soprattutto di interfaccia tra il cliente e il sistema di accettazione. Per diversi motivi, in Italia, solo il 15-20% dei POS è visibile e disponibile al cardholder, principalmente nella GDO e negli uffici postali. L’altro 80% è in mano all’esercente, nascosto dietro la cassa. L’acquirente non lo vede: dà la carta al negoziante che effettua l’operazione. Il consumatore non darà mai il cellulare in mano all’esercente, dunque se non vede il terminale POS, non effettuerà mai la transazione con lo smartphone NFC. Se non facciamo qualcosa sul lato accettazione rischiamo veramente una grossissima delusione».
È d’accordo anche Marco Loro, associate partner di Pay Reply, secondo cui nel prossimo futuro dovrebbe essere sufficiente scaricare sul proprio smartphone una App del merchant direttamente dallo store per effettuare pagamenti in modalità che fino a oggi, e forse ancora per un po’ anacronisticamente, categorizziamo secondo le regole a cui siamo abituati: proximity payment, remote payment.
«Domani tutto questo potrebbe convergere in una soluzione di pagamento intuitiva: al cliente non interessa la soluzione che c’è dietro né tanto meno la struttura dei costi. È solo una questione di regole, visto che la tecnologia è già pronta», dice Loro.
«Questa visione ci ha portato a lavorare su una piattaforma che si è focalizzata sull’e-payment, ma che poi ha inevitabilmente dovuto tenere conto del mondo fisico, che non si può sostituire così facilmente: i POS ci saranno, e resteranno ancora per un po’. Ma se oggi sta prendendo piede il modello HCE, che vuol dire Host Card Emulation – ovvero una carta completamente smaterializzata – domani allora ci sarà un Host Pos Emulation. L’HCE ha introdotto elementi di sicurezza sufficienti e abilitanti a diversi fenomeni di smaterializzazione», continua Loro. «A questo punto anche l’altra parte della filiera potrebbe essere smaterializzata con indubbi vantaggi, per avvicinarci a un modello dove i pagamenti saranno gestiti con una logica smartphone to smartphone».
D’altra parte, negli scorsi anni anche Ingenico ha sostenuto investimenti in questa direzione, lavorando a stretto contatto con aziende che operano nel mondo dell’e-commerce e del mobile commerce. «Non è una preoccupazione per noi se fra dieci o 15 anni l’hardware ci sarà ancora – garantisce Cavazzana -. La mia personale impressione è che permarrà a lungo, perché gli altri strumenti oggi sono di nicchia: forse arriveranno nei prossimi tre-cinque anni o forse ci vorrà ancora di più… In ogni caso noi siamo già pronti».
Dal punto di vista di Ingenico, per esempio, in un negozio di abbigliamento, il tablet potrebbe essere utilizzato per mostrare i modelli e i colori e consultare il magazzino, attivandolo come “cassa mobile” al momento dell’acquisto in collegamento bluetooth con il mobile POS: lo strumento che è essenziale per accettare in modo sicuro tutti i pagamenti con carta.
Per Cavazzana molto si potrebbe fare già oggi. Secondo il manager, i 45 mila esercenti italiani in possesso di mobile POS lo utilizzano in maniera parziale. «Bisogna pensare a sviluppare applicazioni di cassa e applicazioni di CRM sul tablet e a questo punto potremmo avere uno strumento di vendita, con una diffusione molto più ampia: negli Stati Uniti sono arrivati a rappresentare il 25% del mercato in tre-quattro anni».
Per Marco Loro il mobile POS ha una accezione diversa: «Non è un connubio tra un’applicazione e un device di accettazione: il device andrebbe messo da parte per dare spazio all’App come strumento abilitante. Questa applicazione può ricevere pagamenti nel modo tradizionale, con tutte le garanzie, o può accettare i pagamenti anche con un altro meccanismo sottostante, per esempio il conto corrente. Il concetto è quello di wallet, con un unico strumento di pagamento e un’unica user experience, anche nell’accettazione fisica tramite l’applicazione, che però è responsive, si adatta cioè all’esigenza di pagamento dell’utente».
Inutile dire che anche per Ingenico si tratta in ogni caso di un’evoluzione così ampia che trascende il concetto di monetica tradizionale. «Operiamo in un mondo dove ci sono una serie di strumenti di pagamento che possono assolvere al proprio compito sfruttando tecnologie che ormai sono mature come l’NFC», – conclude Cavazzana – «La nostra proposta è un protocollo unico tra POS e sistema di cassa, come spesso ho sottolineato a tutti gli operatori del settore, che favorisca l’attivazione del pagamento in tutta autonomia da parte del cliente. Se non facciamo questo passo, anche lo smartphone NFC, ammesso che sarà quello l’hardware di riferimento tra qualche anno, è destinato a essere superato nella funzione di strumento di pagamento».