• A gennaio l’indice di disagio sociale scende a 20,1 da 20,8 (-0,7)
  • La disoccupazione estesa rimane stabile al 16,7%
  • I prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto scendono dell’1,4%

 

Il MIC[1] di gennaio 2015 si è attestato su un valore stimato di 20,1 punti, in diminuzione di sette decimi di punto rispetto al mese di dicembre, il valore più basso da febbraio 2012. Questo andamento deriva da una stabilità della disoccupazione estesa e dal brusco ridimensionamento dei prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto.

La seconda riduzione consecutiva registrata dall’indicatore macroeconomico di disagio sociale – a novembre valeva 21,9 – rappresenta un altro elemento a supporto della ripresa per l’anno in corso.

A gennaio il tasso di disoccupazione ufficiale è sceso al 12,6%, in diminuzione di un decimo di punto rispetto dicembre e in aumento di un decimo nei confronti di un anno prima. I disoccupati si sono attestati a 3 milioni 221mila unità (-21mila sul mese precedente e +7mila rispetto a gennaio del 2014). Il numero di occupati è aumentato di 11mila unità su base mensile.

Nel mese di gennaio si stima che le ore di CIG[2] autorizzate siano diminuite sia rispetto a dicembre, sia nei confronti dello stesso mese dell’anno precedente. Sulla base di questa stima si è calcolato che le ore di CIG utilizzate – destagionalizzate e ricondotte a ULA – siano comunque aumentate. Il numero di scoraggiati[3] è stimato, a gennaio, in crescita di 9mila unità rispetto a dicembre.

Il combinarsi della riduzione dei disoccupati ufficiali e l’aumento degli scoraggiati e delle persone in CIG ha determinato una stabilizzazione del tasso di disoccupazione esteso al 16,7% (tab. 1).

Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono diminuiti dell’1,4% (-0,5% a dicembre). Il maggior contributo al ridimensionamento è derivato dalla componente energetica.

La figura 1 mostra le due componenti del MIC (in rosso l’inflazione dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto ed in blu la disoccupazione estesa), mentre l’ingrandimento riporta l’andamento complessivo del disagio sociale negli ultimi dieci mesi.

 

Tabella 1: Prezzi, disoccupazione e Misery Index Confcommercio (MIC) in Italia

anno

disoccupazione ufficiale (%)

disoccupazione estesa (%) *

Δ% prezzi-alta frequenza di acquisto

MIC*

2007

6,1

7,8

2,9

12,0

2010

8,4

11,6

2,0

16,1

2011

8,4

11,6

3,6

17,3

2012

10,6

14,1

4,3

20,9

2013

12,2

15,8

1,6

21,1

2014

12,7

16,5

0,3

21,1

2014-III trim.

12,8

16,7

0,1

21,2

2014-IV trim.

13,0

17,0

-0,1

21,4

2014-Marzo

12,5

16,3

0,4

20,9

2014-Aprile

12,4

16,2

0,5

20,8

2014-Maggio

12,5

16,3

0,5

21,0

2014-Giugno

12,4

16,1

0,3

20,6

2014-Luglio

12,8

16,6

0,2

21,1

2014-Agosto

12,7

16,6

0,2

21,1

2014-Settembre

12,9

16,9

0,0

21,4

2014-Ottobre

13,0

17,0

0,1

21,6

2014-Novembre

13,2

17,2

0,2

21,9

2014-Dicembre

12,7

16,7

-0,5

20,8

2015-Gennaio

12,6

16,7

-1,4

20,1

Elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l’Italia su dati ISTAT ed INPS.
Legenda: per le definizioni si veda la nota tecnica. * I dati degli ultimi quattro mesi sono frutto di stime (cfr. la nota tecnica a pag. 3).

 

Nota tecnica sul calcolo del Misery Index Confcommercio (MIC)

Il Misery Index (MI) tradizionale è dato dalla semplice somma di tasso di disoccupazione e tasso d’inflazione. I pesi assegnati ai due “mali” sono dunque identici e pari a 1.

Il Misery Index Confcommercio (MIC) è calcolato in modo da leggere con maggiore precisione la dinamica del disagio sociale, misurato in una metrica macroeconomica. Le due componenti del MIC sono il tasso di disoccupazione esteso, definito più sotto, e la variazione dei prezzi dei beni e dei servizi acquistati in alta frequenza (fonte ISTAT): le dinamiche di prezzo di questo paniere dovrebbero influenzare in modo più diretto la percezione dell’inflazione da parte delle famiglie, correlandosi direttamente con le preoccupazioni (disagio) in merito al proprio potere d’acquisto.

Si assegnano pesi diversi alle due componenti, disoccupazione ed inflazione, rispettivamente 1,2647 e 0,7353. Ciò sulla base degli studi scientifici internazionali che, utilizzando dati Eurobarometro sul benessere dei cittadini europei (si veda Di Tella, MacCulloch ed Oswald, 2001), hanno dimostrato come il costo della disoccupazione in termini di soddisfazione di vita sia molto superiore a quello dell’inflazione.

D’altra parte, tutte le recenti ricerche sociali evidenziano come prima preoccupazione dei cittadini sia la questione del lavoro, e quindi la paura della disoccupazione. Il Misery Index tradizionale, che assegna pesi uguali ai due mali, tende, dunque, a sottostimare i costi economici, psicologici e sociali – diretti ed indiretti – della disoccupazione. La quantificazione dei due pesi adottata nel MIC si basa sulla regressione 1 della Tabella 2 contenuta in Becchetti, Castriota e Giuntella (2010), in cui si stima che, per lasciare indifferente un cittadino medio europeo, l’aumento di un punto di disoccupazione deve essere compensato da una diminuzione di 1,72 punti di inflazione. Di conseguenza, i pesi della disoccupazione e dell’inflazione valgono, rispettivamente, (1,72/2,72)x2=1,2647 e (1/2,72)x2=0,7353. I pesi sono moltiplicati per due in modo da lasciare la loro somma uguale a due per consentire una lettura non ambigua dei risultati (anche nel calcolo del Misery Index tradizionale la somma dei pesi è pari a due).

 

Il tasso di disoccupazione esteso è il termine in parentesi quadra a destra nella seguente formula:

MIC=0,7353 × (infl. AF) + 1,2647 × [(disocc.+FL pot.+ CIG)/(occ.+disocc.+FL pot.) × 100]

 

Al numeratore del tasso di disoccupazione esteso compaiono sia le forze di lavoro potenziali, come definite più sotto, sia i cassaintegrati equivalenti a zero ore. Questo concetto si esemplifica facilmente: se le ore di cassa integrazione sono otto in un giorno, quattro per una persona e quattro per un’altra persona, i cassaintegrati equivalenti sono pari a uno dal momento che un dipendente a tempo pieno lavora otto ore. Le forze di lavoro potenziali correggono opportunamente anche il denominatore, estendendo il concetto tradizionale di forze di lavoro a coloro che hanno svolto l’ultima azione di ricerca da due a tre mesi fa e che, quindi, sono più facilmente assimilabili ai disoccupati che agli inattivi; i cassaintegrati equivalenti, invece, non compaiono al denominatore perché già conteggiati (nella rilevazione dell’ISTAT figurano tra gli occupati).

Di seguito la descrizione delle singole variabili e le fonti:

  • Tasso di inflazione dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto: dati mensili di fonte ISTAT, variazione tendenziale;
  • Tasso di disoccupazione, occupati e disoccupati: dati mensili destagionalizzati di fonte ISTAT;
  • Ore CIG: dati mensili INPS sulle ore di CIG effettivamente utilizzate (tiraggio, confronti omogenei); tale stima costituisce un’approssimazione dal momento che le comunicazioni delle aziende all’INPS non sono sempre contestuali al periodo di fruizione del sussidio da parte del lavoratore. I dati sono stati destagionalizzati con TRAMO-SEATS;
  • CIG: numero di CIG-teste, calcolate dividendo le Ore CIG totali per 2000 ore annue (166,6 al mese);
  • Forze di lavoro potenziali: sottoinsieme delle persone che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle prossime due settimane e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell’intervista. I dati sulle forze lavoro potenziali, forniti dall’ISTAT su base trimestrale, sono stati destagionalizzati con TRAMO-SEATS e mensilizzati.

 

Per il presente numero

  • I dati sulle ore di CIG effettivamente utilizzate sono stati destagionalizzati e, per gli ultimi due mesi, stimati con TRAMO-SEATS;
  • I dati sulle forze di lavoro potenziali per gli ultimi tre mesi sono stimati applicando ai dati trimestrali un modello di previsione che tenga conto delle ciclicità stagionali (le elaborazioni sono state effettuate con TRAMO-SEATS). La previsione è stata poi opportunamente mensilizzata.

 

Riferimenti

  1. Becchetti L., Castriota S., Giuntella O. (2010), “The Effects of Age and Job Protection on the Welfare Costs of Inflation and Unemployment”, European Journal of Political Economy, Vol. 26, pp. 137-146.
  1. Di Tella R., MacCulloch R., Oswald A. (2001), “Preferences over Inflation and Unemployment: Evidence from Surveys of Happiness”, American Economic Review, Vol. 91, pp. 335-341.

 


[1] Il Misery Index Confcommercio (MIC) misura mensilmente il disagio sociale causato dalla disoccupazione estesa (disoccupati, cassaintegrati e scoraggiati) e dalla variazione percentuale dei prezzi dei beni e servizi ad alta frequenza d’acquisto.

[2] Al momento dell’elaborazione del MIC l’INPS non aveva ancora diffuso il dato relativo alle ore di CIG autorizzate nel mese di gennaio 2015, il dato è stato pertanto stimato con TRAMO-SEATS.

[3] Gli scoraggiati inclusi nel calcolo della disoccupazione estesa utilizzata per la stima del MIC sono definiti come coloro che (1) si dichiarano in cerca di lavoro, (2) sono disponibili a lavorare nelle due settimane successive a quelle dell’intervista e (3) anche se non lo hanno fatto nelle ultime quattro settimane, affermano di aver compiuto una o più azioni di ricerca da 2 a 3 mesi prima dell’intervista.

 

 

 

 

FONTE: Confcommercio

 

 

 

 

misery index