Il condizionale è d’obbligo, dopo il doppio rinvio di fine febbraio: stavolta, però, dovremmo esserci. Renzi conferma la linea del confronto, a patto che non vi sia ostruzionismo. Sul testo si è lavorato fino a venerdì notte con i tecnici e gli uffici legislativi del Miur e della presidenza del Consiglio: nell’ultima versione si dà sempre più peso ai ds meno burocrati e più attenti alla didattica, con l’aiuto dei docenti motivati dagli scatti di merito.
Per la scuola dovrebbe essere arrivata la settimana della verità. Il condizionale è d’obbligo, dopo il doppio rinvio di fine febbraio dell’approdo dei contenuti della Buona Scuola: stavolta, però, dovremmo esserci. Nei giorni scorsi lo ha assicurato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Domenica 8 marzo anche il premier, Matteo Renzi: “in settimana iniziamo l’esame in Consiglio dei ministri per chiuderlo velocemente. Poi la palla passa al Parlamento con lo stesso metodo della scuola”, ha scritto il presidente del Consiglio nella sua E-news, parlando della riforma della Rai. Sempre sulla riforma della scuola, Renzi ha confermato la linea del confronto nelle Camere: “se le opposizioni non fanno ostruzionismo, ma provano a dare una mano anche migliorando il testo, non ci sarà nessun provvedimento di urgenza da parte nostra”.
Ma qual è il testo da approvare? In attesa di vederlo, dobbiamo accontentarci delle versioni provvisorie. E delle indiscrezioni. Come quelle dell’Ansa, secondo cui siamo ormai alle “ultime limature per il disegno di legge sulla scuola, con le annunciate assunzioni di migliaia di precari, che dovrà essere approvato dal consiglio dei ministri previsto per martedì prossimo” 10 marzo.
“Sul testo destinato a concretizzare la Buona Scuola – continua l’agenzia di stampa – si è lavorato fino a tardi venerdì notte, con i tecnici e gli uffici legislativi del ministero dell’Istruzione e della presidenza del Consiglio che hanno dovuto ‘trasformare’ l’articolato del decreto nel Ddl che il governo ha deciso, invece, all’ultimo momento di portare all’approvazione del Parlamento. Dopo la rilettura effettuata nel fine settimana, nelle prossime ore si verificheranno gli ultimi tasselli da sistemare in un provvedimento ormai più volte descritto e annunciato ma sul quale il premier Matteo Renzi punta molto e che ha due idee di fondo: l’autonomia e la qualità”.
Uno dei leitmotiv del testo che arriverà in CdM, dovrebbe essere il “forte investimento sul ruolo dei “presidi-sindaci” che dovranno essere sempre meno burocrati e più attenti alla didattica con l’aiuto del corpo docente sempre più motivato dagli scatti di merito. Nelle intenzioni del governo, anche l’idea che con i finanziamenti adeguati le scuole italiane possano finalmente fare il salto di qualità”.
Nel ddl permangono, tuttavia, diversi punti dubbi: ad iniziare dalle “assunzioni dei 120 mila docenti precari, sulle quali è un rincorrersi di rassicurazioni, timori e auspici. Un capitolo spinoso del pacchetto istruzione, sul quale il ministro Stefania Giannini ha assicurato più volte che saranno rispettati “tutti gli impegni”, ribadendo che le immissioni in ruolo dipenderanno dal “fabbisogno della scuola”. E se ci saranno ancora, per un periodo molto limitato, supplenze, sarà perché serve “un periodo per mandare a regime una riforma complessa”.
Rimangono poi in vita i tanti dubbi sui tempi di approvazione imposti dal premier. In un’intervista a L’Espresso, il premier ha spiegato che “ci sono sei mesi prima di assumere i precari della scuola, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto”. In quest’ultimo caso, però, le immissioni in ruolo sarebbero prive della parte destinata all’organico funzionale (legato a doppio filo con il ddl dai tempi di approvazione più lunghi).
Anche per l’Ansa, “una seconda tranche di assunzioni dei precari potrebbe essere poi incardinata nel Ddl. Naturalmente il Ddl sarà più ampio e andrà dalle risorse (1 miliardo di euro per il 2015, 3 miliardi a partire dal 2016), al fisco “amico” (5xmille e school bonus) ma anche alledetrazioni per le paritarie, altro tema che ha acceso il dibattito politico e sul quale a questo punto sarà il parlamento a pronunciarsi. Priorità saranno anche l’edilizia scolastica e l’integrazione degli stranieri, con l’obiettivo, fra l’altro, di mettere in soffitta le “classi pollaio“”.
Novità in arrivo anche per la nuova carriera dei docenti: “oltre alla rimodulazione degli scatti (con circa il 70% da destinare in base al merito), ci saranno la valutazione e la formazione, mentre per gli studenti si troveranno potenziate materie come inglese e arte, con attenzione anche al sostegno. Previste, infine, misure nell’ambito del piano nazionale per la scuola digitale, sulla pubblicazione online dei dati sulla scuola, sulla semplificazione amministrativa, sul sistema integrato di educazione 0-6” anni. Ora, però attendiamo la versione ufficiale che passerà all’esame di Camera e Senato.
FONTE: Tecnica della Scuola (www.tecnicadellascuola.it)
AUTORE: Alessandro Giuliani