Alla Camera dei Deputati è ricominciato l’iter sul disegno di legge per la limitazione del consumo di suolo. E’ una buona notizia, significa che dopo il primo tentativo infruttuoso (esecutivo Monti, ddl ‘Catania’) e il successivo tentativo di riproposizione sostenuto in particolare dall’ex-Ministro dell’Ambiente Orlando, alla Camera questo tema continua ad essere ritenuto meritevole di un intervento legislativo. Che il 2015, anno internazionale del suolo, sia di buon auspicio per una legge che fermi la cementificazione del territorio?

Presto per dirlo, in ogni caso quella contro il consumo di suolo è una nostra battaglia, che sosteniamo da anni nei confronti dei legislatori nazionale e regionali (le regioni, infatti, detengono la gran parte delle competenze urbanistiche e nulla vieta loro di legiferare anche in autonomia, come ha fatto la Toscana). Nel nostro Paese troppo suolo viene sacrificato alla crescita disordinata di insediamenti e infrastrutture, sottratto definitivamente agli usi agricoli e agli ecosistemi naturali, quasi sempre con esiti drammatici sia per la perdita di paesaggio e di servizi ecosistemici, sia per la crescente gravità dei fenomeni di dissesto idrogeologico, oltre che per la perdita secca di superfici fertili. Inoltre l’edilizia espansiva produce una enorme quantità di effetti negativi, che vanno dalla crescita dei fenomeni di dismissione e degrado di centri urbani, all’aumento esponenziale di traffico e relative emissioni atmosferiche.

Nonostante la crisi nel settore delle costruzioni, infatti, l’urbanizzazione di suolo libero continua ad essere l’opzione più semplice per le realizzazioni immobiliari, e questo ha un’altra gravissima conseguenza: le risorse di questi investimenti si disperdono nella produzione di nuova edilizia, spesso di mediocre qualità oltre che paesaggisticamente invadente, anziché concentrarsi sulla rigenerazione della città e sugli interventi di rinnovamento profondo e di efficientamento energetico dell’edilizia già esistente: si perde così l’occasione per intervenire sui consumi energetici dell’immenso patrimonio immobiliare costituito dalle abitazioni e dagli edifici terziari e produttivi dei centri urbani in cui vive o lavora la stragrande maggioranza della popolazione italiana.

Da sempre sosteniamo che rigenerazione urbana e blocco del consumo di suolo sono due facce della stessa battaglia: per porre limiti all’urbanizzazione di terreni liberi in modo efficace non si può rinunciare a rendere contestualmente più semplici e convenienti, per i cittadini e per le imprese, gli interventi di rigenerazione urbana, recuperando nelle sempre più estese aree dismesse e sottoutilizzate delle città gli spazi in cui ricollocare necessità e funzioni urbane, siano esse residenziali o produttive.

Purtroppo non è questa l’impostazione dei disegni di legge fin qui presentati, che si basano invece su una disciplina molto macchinosa per fissare soglie legislative imposte dal Governo a Regioni e da queste ai Comuni, la cui attuazione rischia di essere impossibile se non controproducente. Nel testo attuale in discussione alla Camera, pur migliorato rispetto ai ddl precedenti, continua a tener banco questa impostazione, anche se sono presenti alcune norme che, se divenissero legge, migliorerebbero in modo sostanziale la situazione, ad esempio impedendo ai comuni di usare gli oneri urbanistici per ‘far cassa’.

Per questo Legambiente sta seguendo con impegno l’iter di questa legge, ricercando interlocutori tra i parlamentari di maggioranza e opposizione e offrendo le proprie competenze per migliorare, attraverso emendamenti, il testo della norma prima del voto definitivo: per saperne di più, allegato a questa comunicazione potete trovare il testo della proposta di legge, le oltre venti proposte di emendamento che abbiamo sottoposto ai parlamentari, e una descrizione sintetica della norma e dei punti in cui proponiamo modifiche.

 

 

FONTE: Associazione dei Comuni Virtuosi

 

 

 

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