Il paradigma del Cloud Computing è ormai largamente affermato a livello internazionale. Anche i dati di adozione da parte delle aziende italiane, misurati dall’Osservatorio “Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano” confermano questa tendenza. Alla luce di questi dati, il Cloud può essere paragonato ad un “treno” tecnologico che sta viaggiando a tutta velocità verso il futuro, portando con sé un’ondata di trasformazione, innovazione e competitività. Per sfruttare pienamente le sue potenzialità è però ora necessario si attuino alcune importanti condizioni.

Se fino a pochi anni fa, il Cloud Computing si configurava come un cambiamento possibile per le imprese, oggi i numeri di mercato danno evidenza di come esso si riveli una tendenza in atto con dinamiche di adozione significative.Una tendenza che sta cambiando il modo di fruire e proporre le tecnologie e che può condizionare in modo significativo le scelte di investimento e trasformazione digitale delle imprese.

Come mostrato nel Convegno del 26 giugno 2014 dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato complessivo del Cloud in Italia nel 2014 è stimabile attorno a 1,18 miliardi di Euro con una crescita del 31% rispetto al 2013, con la componente relativa ai servizi Public Cloud stimabile in 320 milioni di Euro. Si tratta ancora di una componente di spesa non maggioritaria, ma certamente la dinamica di crescita, e in qualche modo anche il valore assoluto, porta a considerare il Cloud Computing come un fenomeno di trasformazione significativo ed nei fatti inarrestabile.

Questi numeri incoraggianti registrati in Italia nel 2014 indicano che è in atto una trasformazione delle imprese, sempre più consapevoli dei benefici che il Cloud può apportare loro sono ormai “consolidati” e anche le classiche barriere che inizialmente ne ostacolavano la crescita stanno subendo una trasformazione, diventando anch’esse dei benefici a supporto della crescita del Cloud. Falsi miti come l’intrinseca non sicurezza del Cloud, la limitata offerta di mercato, o la particolare complessità di integrazione di servizi cloud con i propri sistemi legacy non trovano più fondamento nelle imprese, ma anzi sono uno stimolo per quest’ultime all’adozione di soluzioni Cloud per la riduzione della complessità di gestione del Sistema Informativo interno e per il potenziale di innovazione connesso all’adozione.

Il trend di crescita del Cloud trova riscontro anche a livello internazionale. Infatti, una recente ricerca pubblicata da IDC, stima che nel 2015 il mercato globale dei servizi Cloud dovrebbe raggiungere 118 miliardi di dollari, di cui quasi il 60% (circa 70 miliardi di dollari) sarà la quota stimabile relativa ai servizi Public Cloud.

Sotto queste premesse sicuramente positive, cavalcando l’onda di entusiasmo che il 2014 ci ha portato, la Ricerca 2015 dell’Osservatorio Cloud & ICT as a Service del Politecnico di Milano si pone tra gli obiettivi quello di confermare i dati lusinghieri rilevati nel 2014.

Tra i principali temi che la Ricerca 2015 andrà ad approfondire, vi sarà la valutazione della ripartizione della spesa ICT complessiva delle aziende sui tre modelli di servizio principali (IaaS, PaaS e SaaS) offerti sul mercato Cloud, augurandosi che il 2015 sarà l’anno che segnerà anche l’affermarsi definitivo anche per la modalità di erogazione dei servizi di piattaforma (PaaS). Inoltre, un altro tema interessante che sarà approfondito riguarderà la valutazione del livello di adozione di servizi Cloud (Pubblici e/o Privati) da parte delle PMI italiane.

Di fronte a questi dati di crescita incoraggianti quindi, il Cloud può essere paragonato ad un “treno” tecnologico che sta viaggiando a tutta velocità verso il futuro, portando con sé un’ondata di trasformazione, innovazione e competitività. Per sfruttare pienamente le sue potenzialità è però ora necessario, da una lato, che ogni azienda utilizzatrice definisca un piano d’adozione sistematico ponderato (Cloud Journey) che valorizzi e ottimizzi gli investimenti crescenti operati, dall’altro lato, è necessario che il Paese agisca per migliorare le proprie infrastrutture di rete, in termini di connettività a banda larga e ultra-larga, che rappresentano i binari su cui questo “treno” può viaggiare e svilupparsi e che noi come Paese non possiamo permetterci perdere.

 

 

 

FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)

AUTORE: Stefano Mainetti

 

 

 

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