Sulla sanzione reintegratoria prevista dal Jobs Act per i licenziamenti collettivi è polemica: le ragioni di chi chiede il dietro front e chi è concorde con la Riforma Renzi.

In tema di schema di decreto attuativo sul contratto a tutele crescenti del Jobs Act e licenziamenti collettivi in questi giorni si stanno scontrando più fronti: da una parte si chiede al Governo di fare dietro front, dall’altra c’è chi chiede di andare avanti con il testo della cosiddetta Riforma Renzi. Tra gli altri, a ritenere assurda la sanzione reintegratoria in caso di licenziamenti collettivi che non rispettino i criteri di scelta, stabiliti per legge, del lavoratore da licenziare è l’Ancl, il sindacato unitario dei consulenti del lavoro. Francesco Longobardi, presidente del sindacato nazionale dei consulenti del lavoro, spiega:

«Le aziende in crisi, che si vedono costrette ad avviare una procedura di licenziamento collettivo, di tutto hanno bisogno tranne che di norme che incentivino contenziosi individuali, cavillosi e di corto respiro».

Il riferimento è all’art. 10 dello schema di decreto legislativo che prevede l’applicazione della tutela meramente risarcitoria in caso di violazione dei criteri di scelta nei licenziamenti collettivi che, invece, la legge Fornero (92/2012) aveva inserito nei casi di tutela reale (parziale). Per Longobardi:

«Già di per sé i criteri sono sempre stati abbastanza aleatori e molto interpretativi. Quando con la riforma Fornero è stato introdotto l’obbligo di reintegro in caso della loro violazione, il contenzioso è aumentato moltissimo. Senza contare che si sono create situazioni di “guerra fra poveri”, perché ogni reintegrazione operata determina il licenziamento di un altro lavoratore».

Diversamente la Commissione Lavoro del Senato ha invitato il Governo a valutare

«L’opportunità di rivedere il regime sanzionatorio dell’articolo relativo ai licenziamenti collettivi, prevedendo la reintegrazione in caso di violazione dei criteri previsti dai contratti collettivi».

Per questo motivo, in merito alla possibile esclusione della materia dei licenziamenti collettivi dal Jobs Act:

«La nostra organizzazione – dichiara il presidente dell’Ancl – esprime forte dissenso rispetto a tale eventualità e invita il Governo a rimanere fedele al testo approvato in prima lettura nel CdM».

Per l’Ancl la tutela risarcitoria a favore del lavoratore licenziato è più che sufficiente:

«Lo abbiamo scritto nel nostro documento di osservazioni e suggerimenti al Jobs Act e il testo approvato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri ci aveva dato ragione. Ci auguriamo che questi ultimi passaggi parlamentari non cambino rotta», conclude Longobardi.

 

 

 

FONTE: PMI (www.pmi.it)

AUTORE: Francesca Vinciarelli

 

 

 

sciopero, residuale