Per Rete Imprese Italia l’ipotesi che il ddl ‘concorrenza’ possa rimuovere la maggior tutela “genererebbe un vantaggio a favore dei produttori e venditori di energia a danno delle imprese consumatrici finali e contribuirebbe ad accrescere l’opacità del mercato elettrico”.

La liberalizzazione del settore elettrico è stata avviata da più di 10 anni, tuttavia l’attuale assetto del mercato della vendita di energia non garantisce ancora la possibilità di eliminare l’importante meccanismo del servizio di maggior tutela a beneficio dei consumatori finali. Lo sottolinea Rete Imprese Italia, specificando che l’ipotesi che il ddl ‘concorrenza’ possa rimuovere la maggior tutela, “in assenza di un intervento di riforma del mercato, genererebbe un vantaggio a favore dei produttori e venditori di energia a danno delle imprese consumatrici finali e contribuirebbe, eliminando l’unico benchmark di prezzo esistente per le imprese, ad accrescere l’opacità del mercato elettrico, penalizzando la competizione stessa tra operatori. In tal modo, potrebbero svanire in un sol colpo, per le imprese a minor consumo, gli effetti della misura governativa nota come ‘ taglia bolletta’ appena varata”.

Piuttosto che rimuovere la tutela di prezzo, continua Rete Imprese Italia, “occorre riformare il mercato e la tutela stessa rivedendo l’attuale legame tra venditore e distributore che penalizza gli operatori che offrono servizi energetici e imponendo offerte realmente confrontabili e misurabili tra loro. Basti pensare che, in moltissimi casi, il passaggio al mercato libero ha rappresentato un fattore di incremento dei prezzi dell’energia piuttosto che un’opportunità di risparmio per le pmi; una contraddizione, se si tiene conto che l’apertura alla concorrenza avrebbe dovuto perseguire obiettivi di maggiore efficienza e riduzione dei costi per i clienti finali”.

Rete Imprese Italia chiede, in conclusione, “che il tema della tutela di prezzo del mercato elettrico sia la tappa conclusiva di un urgente processo di riforma complessiva del mercato che possa essere condiviso con il sistema imprenditoriale e con gli operatori del settore in sede ministeriale”.

 

 

 

FONTE: Confcommercio

 

 

 

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