“Il decreto del governo Renzi sull’Ilva non risolve i problemi che denunciamo da anni sulla grave situazione ambientale e sanitaria di Taranto. Si accumulano altri ritardi sulle scadenze previste dall’Autorizzazione integrata ambientale. Non ci sono certezze sulle risorse economiche per realizzare gli interventi di risanamento degli impianti. Restano i problemi sul fronte del rafforzamento dei controlli pubblici sulle emissioni dell’impianto e sul monitoraggio dello stato di avanzamento dei lavori. La bonifica dell’ambiente tarantino non ha alcuna certezza nei tempi di realizzazione. Nell’ennesimo decreto legge sull’Ilva ci sono troppi aspetti che ci preoccupano fortemente e che vanno modificati”. Così Legambiente ha introdotto le osservazioni e le proposte di emendamenti al decreto Ilva, questa mattina in una audizione presso le Commissioni Ambiente e Industria del Senato.

Il primo problema riguarda le risorse effettivamente disponibili per gli interventi di risanamento ambientale degli impianti. Non ci rassicura la formulazione con cui si modificano le precedenti normative relativamente all’utilizzo delle somme sottoposte a sequestro penale dalla magistratura milanese. Tali somme sono le uniche risorse certe che, nell’ambito del decreto, vengano destinate alla realizzazione delle prescrizioni previste dall’A.I.A.: il loro eventuale venir meno potrebbe avere serie ripercussioni sulla stessa possibilità di attuazione delle prescrizioni o, comunque, su un loro ulteriore inaccettabile spostamento nel tempo. D’altro canto è evidente che c’è necessità che il commissario abbia a disposizione da subito risorse certe per effettuare gli interventi previsti dal Piano Ambientale: nel decreto vanno individuate le modalità con cui tali somme possano essere rese disponibili.

Il ritardo sui tempi accumulato nel risanamento ambientale dello stabilimento è gravissimo: ogni ulteriore allungamento dei tempi previsti dal Piano ambientale non è accettabile. Nel nuovo decreto invece si prevede la realizzazione di un non meglio specificato 80% delle prescrizioni dell’AIA entro fine luglio 2015 e scompaiono le scadenze per l’ultimazione dei principali interventi previsti dall’AIA, come il completamento della chiusura dei nastri trasportatori, i lavori relativi alle batterie, la copertura dei parchi primari dell’Ilva. La loro definizione viene affidata ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui si ignora persino quando verrà adottato. Tutto questo è inaccetabile. Chiediamo che venga introdotta nel testo del decreto una esplicita indicazione dei tempi di ultimazione del Piano Ambientale ILVA e che si ribadiscano tutte le scadenze indicate nel Piano, già differite rispetto alle originarie. Gli impianti che alle scadenze indicate dal Piano non fossero stati oggetto degli interventi previsti vanno fermati.

L’indeterminatezza dei tempi di attuazione degli interventi previsti dall’AIA, inoltre, rende del tutto inaccettabile l’esclusione della punibilità del Commissario e dei suoi delegati per le condotte poste in essere in attuazione del Piano.

Il Piano ambientale va attuato integralmente e le sue raccomandazioni in ordine all’adozione di innovazioni tecnologiche tese all’eliminazione o comunque alla sostanziale riduzione della fase di produzione del coke tramite uso di ferro preridotto non devono rimanere lettera morta ma costituire un pilastro del piano industriale.

È fondamentale garantire il puntuale controllo e monitoraggio sia dell’attuazione degli interventi previsti sia delle emissioni degli impianti in esercizio. A tal fine è necessario che venga disposta per ARPA Puglia la deroga ai divieti di nuove assunzioni, in modo da poterne adeguare gli organici oggi gravemente sottodimensionati.

Il decreto di approvazione del Piano ambientale stabiliva inoltre che Ilva dovesse presentare entro 6 mesi una proposta organica di piano di monitoraggio e controlli aggiornato che tenesse conto delle indicazioni del Comitato degli esperti  riguardanti tali aspetti. Non ci sono notizie della proposta dell’ILVA. Occorre quindi che il Commissario provveda immediatamente alla sua formulazione e che si definisca in tempi rapidi il piano di monitoraggio e controlli aggiornato.
Tra le richieste dell’associazione ambientalista, una relazione trimestrale da parte del Ministro dell’Ambiente alle Camere sull’attuazione del Piano ambientale  e sulle risultanze dei controlli  ambientali effettuati.
Legambiente torna poi a denunciare la drammatica beffa costituita dal decreto interministeriale sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS)  che indica criteri  che consentono una valutazione delle ricadute sulla salute solo ad AIA completamente attuata: “Per l’ennesima volta chiediamo che si introducano norme che modifichino quel decreto interministeriale che utilizza una metodologia meno protettiva per la salute dei cittadini”.

Incredibilmente non viene prevista una scadenza per la predisposizione del Programma per la bonifica dell’area di Taranto, per il quale, tra l’altro, non vengono stanziate risorse aggiuntive: forte il rischio che il tempo continui a trascorrere senza che vengano effettuati i rilevanti interventi di bonifica necessari. Occorre fissare un termine il più possibile ravvicinato. E che le risorse già stanziate per la bonifica del mar Piccolo restino destinate alla indifferibile ed urgente attuazione dei primi interventi: Non vorremmo che venissero stornate per altre operazioni di bonifica, pure necessarie, cui andranno destinate altre risorse rispetto a quelle finora individuate.

 

 

FONTE: Legambiente

 

 

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