Dallo spreco nei consumi alla gestione dei rifiuti generati dal cibo. Una fondamentale risorsa, quella della sostanza organica, che deve ritornare al suolo per attuare una vera e propria economia circolare.
Iniziamo dal cibo, quello prodotto dalla terra grazie all’agricoltura e che arriva alle nostre tavole. L’Unione Europea ha dedicato l’annuale appuntamento con la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti alla lotta allo spreco alimentare.
Qual è l’entità del fenomeno? A luglio è stato presentato a Milano il Rapporto 2014 Waste Watcher – Knowledge for Expo che dice chiaramente che più di 8 miliardi di euro di cibo all’anno vengono gettati nella spazzatura.
E con i pranzi di Natale i numeri dello spreco hanno probabilmente toccato il punto più alto che viene stimato con una produzione in Italia di 33 mila tonnellate di rifiuti. E’ importante quindi educare e sensibilizzare: ridurre l’altissimo spreco della produzione alimentare è fondamentale per il futuro. Non sprecare cibo oltre che un segno di rispetto verso chi non ne ha, vuol dire anche un maggior controllo della sicurezza alimentare del paese.
Una volta che sono passati dalle nostre tavole e dai nostri frigoriferi gli alimenti non consumati di cui decidiamo di disfarci diventano “formalmente” rifiuti. Tra le tipologie di rifiuti prodotti, la parte costituita dal rifiuto organico è molto rilevante, sia dal punto di vista economico che ambientale.
In molte zone d’Italia il recupero dei rifiuti organici soffre di carenze che coinvolgono in generale la gestione dei rifiuti. La frazione umida non è sempre raccolta separatamente. La stessa città di Milano ha avuto difficoltà nell’avvio di tale raccolta: ci sono voluti quasi due anni e solo a giugno 2014 tutto il territorio è stato servito con questa raccolta.
Essendo tra le componenti più pesanti, se il rifiuto umido viene conferito nel sacco inifferenziato fa lievitare i costi di smaltimento. È da evitare inoltre che tale tipologia di rifiuto arrivi agli inceneritori: innalza infatti l’umidità e genera problemi al processo di combustione.
Ma non è solo una questione economica: il rifiuto umido è una risorsa da non sprecare. La sostanza organica che lo costituisce deve tornare là dove si origina e quindi al suolo.
Con la raccolta differenziata tale rifiuto deve essere avviato correttamente agli impianti di compostaggio. Grazie ad una raccolta di buona qualità (senza contaminazioni di altri rifiuti) si può ottenere un buon compost da utilizzare come ammendante agricolo e ridurre contemporaneamente l’impiego dei fertilizzanti chimici.
Ancor meglio se il compostaggio viene fatto a livello domestico evitando di mettere in circolo un’ulteriore quantità di rifiuti. E’ sufficiente un piccolo fazzoletto di terra per svolgere tale attività ed ottenere, come previsto in molti comuni, uno sconto sulla tassa rifiuti.
L’Unione Europea con le sue direttive spinge al recupero in materia, alla riduzione dei rifiuti prodotti e alla progressiva ma decisa riduzione in peso dei rifiuti biodegradabili smaltiti nelle discariche.
Propone inoltre con forza un modello economico che viene detto “circolare”, ben rappresentato dalla corretta gestione dei rifiuti umidi. E’ il superamento della classica economia “lineare” da tempo in crisi, grazie ad un sistema produttivo sostenibile fino in fondo che non genera rifiuti e riutilizza la materia.
Gestione dei rifiuti, disponibilità di cibo e conservazione del territorio sono aspetti inevitabilmente collegati alla salute umana. Il 2015 è stato dichiarato dall’ONU anno internazionale del suolo. L’impoverimento di questa risorsa è riconosciuto come tema estremamente delicato. Oltre a fermare il consumo di suolo, è altrettanto importante quindi conservarne la ricchezza, le caratteristiche e le funzionalità.
FONTE: Associazione dei Comuni Virtuosi