L’adozione del cloud non è più legata alla riduzione dei costi. Questo è il risultato di una ricerca condotta da KPMG nelle scorse settimane attraverso un sondaggio condotto su 539 manager di alto livello di aziende di tutto il mondo con fatturato compreso tra i 100 milioni e i 20 miliardi di dollari.
La ricerca è cruciale perché oggi il mercato del cloud sta crescendo sempre più velocemente dagli attuali 58 miliardi fino a raggiungere entro il 2020, secondo Forrester Research, un valore di circa 191 miliardi di dollari. Molto più che non una semplice boccata di ossigeno in un settore, quello dell’information technology, altrimenti in difficoltà. E le piattaforme cloud giocano un ruolo significativo, dal momento che varranno circa 44 miliardi di dollari rispetto agli attuali 14.
Ma torniamo alle novità della ricerca di KPMG. Secondo quando dicono gli intervistati, per molti di loro l’adozione del cloud è sempre legata alla riduzione delle spese: il 49% dei manager sostiene che questo è il motivo principale della scelta. Si tratta di una percentuale elevata ma in forte calo rispetto al passato e soprattutto fa sempre meno da velo a un crescente numero di organizzazioni che vedono nel cloud una risposta a problemi differenti dal semplice conto economico: per il 42% infatti è l’opportunità di dare maggiore flessibilità alla forza lavoro mobile, per il 37% vuol dire poter interagire meglio e allinearsi più facilmente con i clienti, i fornitori e i partner, mentre per il 35% il cloud consente di sfruttare meglio i big data e prendere decisioni più informate.
Interessante da notare che due anni fa la riduzione dei costi, articolata in efficienza economica e velocità di adozione delle soluzioni, secondo la stessa ricerca era al 76%.
Ultima nota della ricerca, che come dicevamo ha valore globale e non è limitata al solo mercato Usa o Europa, deriva dal ruolo di security e privacy. I due temi acquistano un interesse molto maggiore per le aziende: nel 50% dei casi l’attenzione alla protezione della proprietà intellettuale è una grande sfida, nel 45% lo è la protezione dei dati personali.
FONTE: Corriere delle Comunicazioni (www.corrieredellecomunicazioni.it)