L’età pensionabile sarà posticipata di ulteriori quattro mesi, a partire da gennaio 2016. La notizia è fornita dall’ANIEF che anticipa il decreto MEF-Ministero lavoro.

Il decreto riprende una norma approvata dal Governo Berlusconi che prevedeva il posticipo dell’età pensionabile ogni tre anni, in base alle speranze di vita dell’Istat.

Lontana l’età pensionabile dei nostri padri, che si aggirava intorno ai 60 anni. Dal 2019 l’adeguamento dell’età avverrà ogni biennio, le proiezioni sui requisiti sull’accesso al pensionamento anticipato dimostrano che tra 15 anni, nel 2030, si potrà accedere alla pensione di vecchiaia solo oltre i 68 anni; mentre per accedere all’assegno di quiescenza anticipato bisognerà aver versato attorno ai 44 anni di contributi.

Per quanto riguarda la scuola, come anticipato dalla nostra redazione, al momento sono 15mila le domande di pensionamento di docenti ed ATA per il prossimo anno. Si attendono circa 30 mila domande.

Una partenza timida, ricordiamo che la scadenza è prevista per il 15 di gennaio. Secondo l’ANIEF la maggior parte dei docenti e Ata valuterà solo all’ultimo momento. Infatti, dovranno verificare sino a che punto varrà la pena non andare più a scuola, poiché dovranno poi fare i conti con un assegno di quiescenza decurtato.

Inoltre anche del 25-30 per cento. E siccome “per più di quattro pensionati su dieci l’assegno non arriva neppure a mille euro al mese”, oltre la metà (il 52%) delle donne, è evidente che in questo modo si sta andando sempre più verso un Paese a rischio povertà in età avanzata. Non dimentichiamo, infatti, che “il potere d’acquisto delle pensioni è in caduta libera: in 15 anni è diminuito del 33%”.

Come va negli altri paesi europei? A quanto pare meglio dell’Italia. Basti pensare che in Francia si può andare in pensione a 62 anni, m entre in Polonia e Cipro a 55.

 

 

FONTE: Orizzonte Scuole (www.orizzontescuola.it)

 

 

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