Il paradigma BYOD, che prevede l’utilizzo dei propri mobile device da parte dei dipendenti per lo svolgimento di attività lavorative, si sta diffondendo anche in Italia: nel 49 per cento delle aziende nel 2014, contro il 20 per cento di due anni fa. Ma l’adozione segue ancora modelli immaturi.
Il paradigma Bring Your Own Device, che permette ai dipendenti di utilizzare i propri dispositivi personali per svolgere attività lavorative, rappresenta uno dei principali trend della Mobility in ambito Business: sono sempre meno le organizzazioni, a prescindere dalla dimensione, che non stanno pensando seriamente “se” (e, soprattutto, “come”) introdurlo al proprio interno.
Il fenomeno della consumerizzazione dell’IT in ambito business (inquadrabile nel fatto che i device utilizzati dall’utente nella propria vita privata sono spesso più evoluti di quelli che può trovare in azienda e che è elevata la confidenza con cui l’utente stesso si relaziona con quegli stessi Device e i Sistemi che li caratterizzano) apre alla possibilità di vedere nel BYOD un’opportunità da valutare seriamente: per ridurre i costi di acquisto, migliorare produttività e soddisfazione degli utenti e ottimizzare gli sforzi legati alla gestione del cambiamento nei processi supportati con Mobile Biz-App. E anche i CIO italiani stanno muovendo i primi passi verso il BYOD, nato e a oggi diffuso prevalentemente oltre-oceano.
Mentre nel 2012 era solo un 20% dei CIO a consentire l’uso di Mobile Device personali a scopo lavorativo, nel 2014 questa percentuale è salita al 49% dei casi. In definitiva, una buona parte di quel 36% di CIO che già nel 2012 pensava di aprire le porte dell’organizzazione ai Mobile Device personali ha poi effettivamente compiuto il passo. Inoltre si è ridotta sensibilmente la percentuale di chi si dichiara assolutamente contrario: dal 44% del 2012 al 19% del 2014. Tra quanti hanno aperto le porte dell’azienda ai Mobile Device personali, 1 CIO su 2 vede questa pratica in essere solo per pochi membri dell’organizzazione (meno del 25% dei dipendenti). Tra chi invece ha scelto di non aprire i propri sistemi ai Mobile Device personali, la principale motivazione è legata a criticità nella gestione della sicurezza e nella complessità di attivazione.
L’adozione vera e propria di modelli BYOD nel nostro Paese è, però, ancora embrionale e, soprattutto, declinata in diverse policy, classificabili secondo due assi distinti: (i) la modalità di scelta del dispositivo, che può essere selezionato dal dipendente (tra tutti i device presenti sul mercato o tra un panel pre-selezionato dall’azienda) oppure dall’azienda; (ii) la modalità di acquisto del dispositivo, che può essere effettuato dal dipendente (con o senza un contributo aziendale) oppure esclusivamente da parte dell’azienda.
Analizzando in modo congiunto questi due assi emergono, oltre al modello “Take Only My Device” (che concede ben poca autonomia al dipendente, dal momento che la scelta e l’acquisto del dispositivo vengono effettuati direttamente ed esclusivamente dall’azienda), tre modelli di adozione tra loro molto diversi, non sempre coerenti con il concetto più “puro” di BYOD. Infatti, oltre al modello “Bring Your Own Device” in cui il dipendente può scegliere e acquistare in autonomia il dispositivo mobile, troviamo il “Buy Only My Device” (in cui il dispositivo è scelto dall’azienda ma è acquistato dal dipendente, con o senza contributo aziendale) e il “Choose Your Business Device”, quando il dispositivo è scelto dal dipendente (tra tutti quelli presenti sul mercato oppure tra un subset predefinito) ma è completamente acquistato dall’azienda.
La policy che prevale è quella più tradizionale del “Take Only My Device”, adottata da poco più di 1 CIO su 2. Il 41% dei CIO, però, sfrutta il modello “Choose Your Business Device”, in particolare riservandolo a Executive e C-level. Infine, solo un 7% dei CIO adotta il paradigma “puro” di “Bring Your Own Device”.
Nonostante la scarsa diffusione attuale, le opportunità concrete derivanti dall’adozione consapevole del BYOD non mancano: le esperienze più significative di adozione di questo paradigma – effettuate in prevalenza oltreoceano – evidenziano la presenza di interessanti benefici “tangibili”, sui costi sia di acquisto sia di gestione dei Mobile Device. Infatti, oltre alla riduzione di costi correnti e/o investimenti, legati alla locazione o all’acquisto dei dispositivi mobili da parte dell’azienda, è possibile ottenere anche una diminuzione del numero di richieste di assistenza all’help desk IT, derivante dalla maggiore capacità di utilizzo dei propri dispositivi da parte degli utenti/dipendenti e sfruttando community interne di utenti in grado di supportarsi reciprocamente sulle principali criticità informatiche, interagendo attraverso ambienti “social” loro dedicati.
FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)
AUTORE: Paolo Catti