A fronte di un’imposizione al 22 per cento, la media dei Paesi economicamente avanzati è pari al 19,1

L’aliquota Iva italiana è ben superiore alla media Ocse; tuttavia, la sua efficacia è inferiore. E’ quanto emerge da un recente studio dell’organizzazione internazionale, che rileva come, a fronte di un’imposizione al 22 per cento, la media dei Paesi economicamente avanzati è pari al 19,1; inoltre, l’indice di efficacia del sistema di raccolta, che misura la discrepanza tra le entrate reali e quelle raccolte se l’Iva fosse depurata da una serie di effetti distorsivi (evasione, elusione, deduzioni) sia pari a 0,38, contro 0,55 della media Ocse. Di conseguenza, il gettito Iva italiano è pari al 13,8 per cento delle entrate fiscali complessive, contro una media Ocse del 19,5 per cento.

Contestualmente, la pressione fiscale generale – rileva il report – è leggermente calata rispetto allo scorso anno, passando dal 42,7 al 42,6 per cento del Pil, ma aumentando di 2 punti rispetto al 2000; va anche detto che, per livello di imposizione fiscale, l’Italia è quinta tra i Paesi Ocse. Le entrate provengono, infine, per il 27 per cento dalle imposte sul reddito delle persone fisiche, per il 7 per cento da tasse sui profitti delle aziende, per il 30 per cento dai contributi sociali e previdenziali, per il 6 per cento dalle tasse sulla proprietà, per il 26 per cento dalle tasse sui consumi e per il 4 per cento da altri provvedimenti fiscali.

 

 

FONTE: CGIA Mestre

 

 

corte