Emendamento del Governo sul tetto alle pensioni d’oro: mai sopra l’80% dell’ultimo stipendio, per tutti gli assegni dal 2015.
Il caos sul tetto alle pensioni d’oro si risolve con un emendamento del Governo che stabilisce: l’importo della pensione, quale che sia il metodo di calcolo, non può mai eccedere quel che risulterebbe con l’applicazione del retributivo (80% dell’ultimo stipendio). La norma scatta dal 2015, e viene applicata a tutti i trattamenti, anche quelli già liquidati (quindi, ha effetto retroattivo). Si tratta di un caso aperto negli ultimi giorni, relativo a una falla nella Riforma Pensioni di fine 2011. In pratica, la Legge Fornero permette ai lavoratori che hanno 40 anni di contributi di restare in servizio fino a 70 o 75 anni, accettando però il calcolo contributivo sull’anzianità maturata a partire dal 1 gennaio 2012.
Calcolo pensione
Il problema è che questo metodo, di fatto, per una serie di posizioni di alto livello del settore pubblico (dirigenti, docenti universitari, magistrati), comporta che l’assegno alla fine sia più alto di quanto non sarebbe con il calcolo retributivo. Questo succede perché si tratta di posizioni che prevedono, negli ultimi anni di servizio, stipendi molto alti, per i quali il contributivo (proporzionale ai contributi versati) risultapiù conveniente rispetto al retributivo (80% della media degli ultimi anni di lavoro).
Tetto alle pensioni d’oro
Il Governo ha quindi deciso di modificare il testo, mettendo un tetto alle pensioni d’oro, con un emendamento in base al quale:
«in ogni caso, l’importo complessivo del trattamento pensionistico non può eccedere quello che sarebbe stato liquidato con l’applicazione delle regole di calcolo vigenti prima dell’entrata in vigore».
In questo modo, nei casi in cui il calcolo misto diventi più conveniente, si limita l’ammontare dell’assegno. Questo, nello spirito della riforma Fornero, che ha previsto il passaggio definitivo al contributivo per tutti con l’obiettivo di rendere più sostenibile il sistema previdenziale, comportando sacrifici per gran parte dei lavoratori.
Retroattività
L’approvazione di questo emendamento è stata parecchio controversa, a un certo punto sembrava fosse destinato a passare un testo che, di fatto, prevedeva il tetto solo per coloro che vanno in pensione a partire dal 2015, salvando in pratica gli assegni più alti percepiti da coloro che si sono ritirati dal 2012 al 2014 utilizzando la norma della Riforma Fornero. In realtà, invece, il nuovo tetto è esteso a tutti gli assegni previdenziali a partire dal prossimo 1 gennaio 2015, indipendentemente da quando il lavoratore si è ritirato. In pratica, si è deciso di considerare la norma prevista dalla Riforma Fornero unerrore, una specie di falla delle legge, a cui rimediare, e non un diritto acquisito, da non intaccare. Tecnicamente, l’emendamento (articolo 44 bis della Legge di Stabilità), corregge l’articolo 24, comma 2 del decreto legge 201/2011 (la Legge Fornero).
Applicazione del limite
Il Codacons ha stimato in 160mila i lavoratori a cui la norma (ora corretta) della riforma Fornero potrebbe applicarsi, con un costo per lo Stato valutato in 2,6 miliardi in dieci anni. La vicenda ha anche un risvolto “giallo”: sempre il Codacons aveva nei giorni scorsi presentato una denuncia a Procura di Roma, Corte dei Conti e Tribunale dei Ministri, chiedendo di indagare sulla misteriosa scomparsa di una clausola di salvaguardia, che originariamente era prevista dal testo della Riforma Fornero e che prevedeva il tetto dell’80% sull’importo dell’ultima retribuzione (quello che, di fatto, viene ora ripristinato con la Legge di Stabilità).
FONTE: PMI (www.pmi.it)
AUTORE: Barbara Weisz