Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in audizione alla Camera, torna su un suo cavallo di battaglia: l’abbandono progressivo del denaro contante

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in audizione alla Camera, torna su un suo cavallo di battaglia: l’abbandono progressivo del denaro contante, il cui costo di gestione ammonta, in Italia, allo 0,5 per cento del Pil, ovvero a circa 8 miliardi di euro.

Dunque è acclarato che la gestione del contate costa 8 miliardi: già da solo questo rappresenta un bell’incentivo a modelli di sviluppo per la moneta elettronica. La moneta elettronica, pertanto, potrebbe far risparmiare in tal senso, semplificando i meandri burocratici che ha scatenato una sempre più imperfetta gestione del contante fisico.

Secondo il titolare di Via XX Settembre, abituarsi ad utilizzare sempre meno le moneta fisica e sempre di più quella elettronica, nonché gli altri strumenti di pagamento, produrrebbe prevedibili effetti positivi sui consumi. Anzitutto, emergerebbe l’economia sommersa, e aumentando la tracciabilità dei flussi, si potrebbe contrastare il riciclaggio di capitali di provenienza illecita.

Attualmente, ha poi spiegato il ministro, in Italia “l’uso del contante è superiore ad alcuni altri paesi europei e si avvicina a Spagna e Grecia” mentre “è minore l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici anche se non è distante dalle medie Ue”.

«La previsione di una soglia – ha ricordato Padoan – è stata introdotta per la prima volta nel ’91» e la normativa «non è stata modificata nella sostanza nel corso degli anni. Successivamente nel 2007 è stato vietato il denaro contante pari o sopra i mille euro», ma a questa norma «ci sono due deroghe». Poi, ha aggiunto, «alla normativa nazionale si aggiunge la normativa comunitaria». In Italia, ha proseguito Padoan, «l’uso del contante è superiore ad alcuni altri paesi europei e si avvicina a Spagna e Grecia. In Italia è minore l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici.

 

 

FONTE: CGIA Mestre

 

 

 

IRAP