La proposta di due manager pubblici per sbloccare il nostro Paese affogato nella palude della peggiore burocrazia. Una nuova Autostrada del sole digitale: #A1Digitale
Il nostro Paese ha dato il meglio di sé in nei momenti di grande difficoltà, in tutti quei momenti in cui i più ci davano per spacciati. Abbiamo sempre avuto bisogno di grandi eventi, perlopiù negativi, per ritrovare unità e stimoli: il dopoguerra, i terremoti, le alluvioni, i grandi attentati della mafia e del terrorismo.
Questo attuale è uno di quei momenti e gli elementi ci sono tutti, ben delineati e visibili. Una crisi economica prolungata, la disoccupazione al limite della tollerabilità, un livello di degrado sociale e di diffusione del malaffare paragonabili a quello tipico dei periodi post bellici.
Ci sono anche, come in tutti i periodi cui facevamo cenno, tutti i presupposti per smetterla di lamentarsi e ripartire. Possiamo evitare i passaggi che avremmo dovuto fare ma che non abbiamo fatto, è ora di prendere l’ascensore e saltare tutti i piani che ormai sarebbe inutile attraversare.
E’ ora di pensare in grande e, come già accaduto in questo Paese tra gli anni 50 e gli anni 70 del ‘900, lavorare sulle grandi infrastrutture e tra queste, immediatamente su quelle ICT. Tra le grandi infrastrutture di un Paese, oggi quelle ICT sono da considerare abilitanti e primarie ed in grado di condizionare profondamente la capacità di crescita di una nazione. Oggi la civiltà di un paese si misura anche dal grado di digitalizzazione raggiunto dalla sua PA, dalle sue imprese e dai suoi cittadini.
L’Italia è ad un bivio: continuiamo a parlare di digitalizzazione ed infrastrutture ICT, come facciamo da vent’anni, o passiamo finalmente alla fase attuativa di queste grandi opere d’innovazione del Paese? Continuiamo a frammentarne la governance o indichiamo con chiarezza gli obiettivi assegnati a ciascuno degli attori e i tempi entro cui realizzarli?
Approfittiamo di questo momento di grande crisi, ma anche di grande voglia di cambiamento e di grande entusiasmo di tantissime parti sane di questo Paese presenti, in ambito pubblico e privato, in piccole e grandi imprese, tra grandi professionisti e forza lavoro. Ripartiamo dalle donne e dagli uomini non disponibili a farsi inghiottire dalle sabbie mobili della burocrazia e della corruzione, pronti a dare il loro contributo e ad offrire il loro entusiasmo e la loro competenza sulle basi di un progetto etico e credibile, pronte a mettersi in gioco per puntare su obiettivi innovativi piuttosto che su antiquate e stucchevoli aspettative.
Indichiamo una strada certa ed affidabile ai tanti giovani italiani in giro per il mondo, che ricevono continuamente riconoscimenti di capacità progettuale e competenza. Consentiamo loro e a tutti i giovani cittadini europei di creare anche nel nostro Paese una startup in pochi minuti, aprendo la Pubblica Amministrazione alla loro capacità di innovazione, facilitandone effettivamente l’ingresso nelle gare pubbliche.
Le norme riferite alla digitalizzazione del Paese siano ridotte e semplificate, puntando direttamente a performances e risultati come brillantemente realizzato nel Reinventing Government degli Stati Uniti. Si dia alle stesse norme validità immediata per tutte le Amministrazioni, rendendole un obbligo ineludibile per tutto l’apparato burocratico e il cui rispetto diventi vincolo per l’accesso ai fondi relativi. Il Parlamento utilizzi le proprie competenze si elevi a “guardiano” del processo di riforma, anche qui attingendo all’esperienza del General Accounting Office degli U.S.A., per esempio con una Commissione ad hoc che svolga il ruolo di valutatore e revisore dei piani strategici e di performance, e che vigili sui tempi di attuazione.
Con queste premesse potrebbe essere finalmente possibile affidare ai Ministri competenti e all’AGID la realizzazione di un Piano Regolatore Nazionale di digitalizzazione del paese, con annesso Piano Attuativo. Un Piano che contenga indicazioni progettuali precise sulle infrastrutture, sui modelli da seguire e sugli standard da utilizzare, oltre ad individuarne ex ante gli attuatori. Un Piano che provveda ad individuare le applicazioni e le banche dati da unificare e da condividere (SPID, ANPR e Fatturazione elettronica docent!). Un Piano che individui le applicazioni specifiche e strategiche per ogni PAC e per le PAL, e solo su queste ultime consenta loro investimenti per il futuro.
Il Parlamento provveda il prima possibile a semplificare le norme relative agli appalti pubblici e quindi metta CONSIP nella condizione di continuare a svolgere, nel migliore dei modi, l’azione di collante “sano” tra pubblico e privato. Smettiamola di ritenere di avere un Paese sanificato dalla corruzione mediante la progressiva complicazione delle procedure delle gare d’appalto o tramite corpose leggi che si trasformano perlopiù in inutile e costosa burocrazia. Si continui piuttosto nel potenziamento delle deleghe all’ANAC, rafforzandone il mandato. Si riformi la Pubblica Amministrazione valutando i dirigenti pubblici sui risultati realmente raggiunti, e non solo sul formale rispetto di codici e codicilli, magari coinvolgendo nella valutazione direttamente i cittadini, le imprese e le organizzazioni che usufruiscono dei servizi di cui sono responsabili.
Vengano individuati immediatamente, già in sede di redazione, i soggetti attuatori di questo Piano Regolatore di digitalizzazione, privilegiando quegli interlocutori che hanno già dimostrato di saperlo fare e che possiedono organizzazione, know how e competenze per poterlo realizzare effettivamente. SOGEI e le tante competenze sparse tra soggetti pubblici centrali e locali possono mettere insieme le forze e realizzare, in tempi compatibili con l’innovazione digitale – mesi e non anni – un nuovo miracolo italiano: una nuova autostrada del sole, questa volta digitale, mediante la quale riportare l’Italia al posto che le compete nel mondo.
FONTE: Agenda Digitale (www.agendadigitale.eu)
AUTORI: Luca Attias e Michele Melchionda
Grandissimo articolo e guardatevi questo video: https://www.youtube.com/watch?v=_FzpWrC5uWg