L’economia del mare conta 180.000 aziende, innesca 41,5 miliardi di euro di valore aggiunto, dà lavoro a 800mila persone, e, con le filiere della cantieristica e della pesca, incide con 4,5 miliardi sulle esportazioni italiane. A Livorno, provincia al primo posto in Italia per incidenza della blue economy sul valore aggiunto provinciale, l’economia del mare vale il 16% del totale, ha ricordato il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, nel suo intervento al convegno “Il mare: la sostenibilità come motore di sviluppo”, in corso oggi a Livorno.

Per Dardanello, “bisogna quindi aumentare la percezione del mare come risorsa economica e della blue economy come volàno dello sviluppo e del benessere. Le Camere di commercio come istituzioni dei territori possono essere i facilitatori di questi processi. Rappresentiamo un’indispensabile cinghia di trasmissione tra le esigenze di ogni singola realtà e la risposta che le istituzioni possono e devono dar loro per la crescita. Proprio per questo possiamo essere una rete territoriale al fianco del Ministero dell’Ambiente per dare impulso a un nuovo modello e a una nuova fase di sviluppo sostenibile per il Sistema Paese, che abbia al centro il valore del capitale naturale e dell’ambiente marino”.

Ma cosa si intende per sostenibilità? Si intende l’integrazione nei piani industriali di alcuni principi base, attraverso, ad esempio, l’introduzione di codici di comportamento ambientale, la capacità di ascolto delle esigenze dei consumatori per poter rispondere prontamente alle loro esigenze, ma anche la capacità di coinvolgere i giovani nelle scelte aziendali e di saper coinvolgere i dipendenti in queste scelte. Si ritiene che tutto questo sia alla base della crescita delle imprese e che, se posto come obiettivo, potrebbe entrare a far parte dei criteri di determinazione delle retribuzioni dei dirigenti.

Vi sono diversi modi in cui la sostenibilità viene implementata all’interno delle aziende. Il 29% dei manager la integra nella supply chain, il 38% realizza piani di efficienza energetica, il 32% educa i dipendenti alla sostenibilità mentre il 30% li coinvolge in attività legate alla sostenibilità.

Il 51% degli intervistati ha un codice etico di sostenibilità mentre il 50% promuove la protezione ambientale: questo porta sia alla commercializzazione di prodotti sostenibili, ma contribuisce anche a migliorare l’immagine dell’azienda. Il 56% dei manager intervistati ha comunque dichiarato che la motivazione prioritaria per rendere sostenibile la propria azienda è di natura etica, non correlata dunque alla performance. Il 34%, però, individua nei risultati delle aziende l’ostacolo più grande alla realizzazione di piani di sostenibilità, in quanto la performance rimane comunque un elemento prioritario nelle strategie di gestione.

 

 

FONTE: Unioncamere

 

 

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