La bolletta della luce in Italia è uguale a quella che si paga in Germania o in Francia? Quanto veramente ci costa l’elettricità nel conto finale e quanto invece viene impiegato in altro? AEEGSI, l’autorità garante per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, ha cercato di rispondere a queste e altre domande durante un recente convegno di formazione riservato ai giornalisti, che ha analizzato, tra l’altro, la situazione delle energie rinnovabili in Italia.
Uno scenario completamente rivoluzionato: è questa l’obbligatoria premessa di chi cerca di spiegare il mercato elettrico italiano oggi. La principale ragione di questa rivoluzione sarebbe da imputare alle rinnovabili che incidono, e non poco, anche sulle nostre bollette.
Come viene prodotta oggi l’elettricità in Italia e in Europa?
Secondo quanto emerso durante l’incontro il mix produttivo che porta alla creazione di energia in Italia è molto diverso da quella di altri paesi come Francia e Germania. In Francia, infatti, oltre il 74% dell’energia è prodotta grazia al nucleare, seguito a ruota dall’idroelettrico (11,8%) e gas naturale (4,4%). Il mix produttivo tedesco è, invece, composto per lo più di energia prodotta grazie al carbone (46,4%), nucleare (16,6%), gas naturale (13,5%) e idroelettrico (4,1%).
L’Italia, che ha dismesso il nucleare dopo il referendum del 1987, produce la maggioranza dell’energia grazie al gas naturale (41,6%), carbone (16%), idroelettrico (15%), ma grande importanza, più che in altri paesi, rivestono oggi il fotovoltaico (6,5%) e l’eolico (4,6%).
Circa il 35-37% dell’energia prodotta internamento in Italia arriva da fonti rinnovabili (fotovoltaico circa l’8,5%) ma che presenta alcuni problemi come il trasporto dal luogo di produzione. Questa percentuale è aumentata di molto rispetto agli anni passati (nel 1996 la produzione di energia da fonti rinnovabili era davvero irrisoria) e questo ha cambiato molto il sistema elettrico italiano. L’importanza delle rinnovabili nel nostro paese è confermata anche dalla recente indagine della Commissione europea che ha analizzato gli incentivi pubblici verso le fonti energetiche: l’Italia è quarta con 10,36 miliardi di euro nella classifica totale e occupa lo stesso posto per i sussidi destinati al solare (750 milioni di euro).
Ogni mix produttivo influisce, in un modo o nell’altro, sui costi dell’energia elettrica di ogni Paese, che storicamente hanno un processo di formazione dei prezzi autonomo, anche se l’obiettivo dell’UE è quello di avviare un mercato unico.
Il market coupling e il mercato unico europeo
L’intento dell’Unione Europea è quello di unire i Paesi anche dal punto di vista energetico creando un grande mercato dell’elettricità. Si tratta del fenomeno del market coupling ovvero dell’accorpamento di più mercati insieme, in modo da creare un‘unica borsa elettrica per la determinazione del prezzo dell’energia. Queste le fasi del fenomeno che dovrebbe ultimarsi nel 2015:
- alla fine del 2010 è stato lanciato il market coupling dell’area CWE (Francia, Germania, Belgio e Olanda) con successo;
- nel 2012 si scambia energia tra 8 paesi con 4 borse coinvolte (CWE e paesi scandinavi);
- da gennaio 2014 Francia, Germania, Belgio, Olanda, paesi scandinavi e altri paesi del nord ovest europeo hanno accoppiato con successo i mercati;
- da maggio 2014 anche Spagna e Portogallo si sono uniti;
- entro febbraio 2015 è attesa l’integrazione tra Italia – Slovenia (che hanno già un mercato simile) con il resto d’Europa.
La costituzione di questo mercato unico si tradurrà in costi minori in bollette? Difficile dirlo adesso soprattutto per il ruolo di basso profilo e la poca voce in capitolo che l’Italia ha ogni volta che si affrontano questioni energetiche in Europa.
Quanto incidono le rinnovabili in bolletta?
Circa 90 – 95 euro l’anno su una spesa annuale che ammonta a 500 euro, pari a circa quasi il 20%: è questo quanto costa sostenere l’incremento dell‘energia rinnovabile al consumatore medio di energia elettrica in Italia (2700 kWh annui circa con una potenza impegnata di 3W).
Solo la metà, circa il 49%, di quello che paghiamo in bolletta è, infatti, il dovuto per i kWh ora consumati. I restanti 15,5% sono destinati a sostenere il trasporto e i contatori, il 13,3% sono imposte e il 22,19% sono oneri di sistema come gli incentivi alle rinnovabili.
Di quest’ultima quota, tra l’altro, circa l’85%, è destinato alla componente a3, la voce riconducibile appunto ai finanziamenti per le fonti alternative, mentre il restante 15% degli oneri di sistema, pari a circa il 2% della bolletta, servono a sostenere lo smantellamento del nucleare, promuovere l’efficienza energetica, sostenere la ricerca o il bonus elettrico (che solo il 30% dei beneficiari ha richiesto) e molto altro.
Dalle imposte poi arriverebbero circa 100 milioni di euro che avrebbero aiutato a finanziare la riduzione dell’IMU.
Come contenere i costi
Nonostante il fatto che non si possa agire sulla metà della bolletta, sull’altra metà il consumatore può agire. Come? Grazie al mercato libero dell’energia che permette, come più volte spiegato tramite il nostro sito, riduzioni anche del 10% sulla spesa annua per la luce. Attualmente circa il 75% delle utenze è ancora in regime di tutela, mentre il 25% ha attivato una tariffa luce dalla liberalizzazione.
Come evidenziato anche durante l’incontro con l’AEEGSI, il mercato libero serve nella misura il consumatore è consapevole dei propri consumi e sceglie l’offerta più adatta. E’ vero che dopo i periodi promozionali le sorprese si possono sempre nascondere, ma è anche giusto dire che quello che la liberalizzazione permette è di poter cambiare più volte senza costi di passaggio, attivando di volta in volta l’offerta migliore.
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FONTE: SOS Tariffe (www.sostariffe.it)
AUTORE: Alessandro Voci