Ci sono ancora riserve sugli incentivi – vincolati fortemente al periodo di pianificazione degli investimenti, alla soglia minima e alle aree interessate – e sulle semplificazioni attese dagli operatori e proposte dal ministero dello Sviluppo economico alla Presidenza del Consiglio, che riguardano l’uso di materiali innovativi per gli scavi, lo sportello unico verso gli operatori e l’elettrosmog
Il decreto Sblocca Italia, operativo da lunedì scorso, è una vittoria a metà per il mercato delle telecomunicazioni. Emerge questo giudizio dall’analisi dell’articolo sei, quello dedicato alla “banda ultra larga” (fissa, mobile, terrestre e satellitare, compreso reti di backhaul).
Ci sono riserve su entrambi gli aspetti coperti da questo articolo: gli incentivi e le semplificazioni, per chi investe in banda ultra larga.
Il primo è l’introduzione ”in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, del credito d’imposta sull’Ires e Irap fino al 50% del costo massimo dell’investimento” su nuove reti banda ultra larga (di qualsiasi tipo). A certe condizioni: devono essere investimenti pianificati solo dopo il 31 luglio 2014 e da fare entro i prossimi due anni, con alcune soglie minime – variabili a seconda della grandezza del comune, si arriva a un milione di euro per quelli maggiori -. Comunque gli incentivi riguardano solo le aree dove non ci siano ossia ancora reti a 30 Megabit o superiori. Nei Comuni oltre i 50 mila abitanti sono però ammessi incentivi a reti a 100 Megabit anche se ci sono già operatori banda ultra larga, nel caso in cui questi non riescano a fornire tale velocità e che non siano in grado di garantirla entro i successivi tre anni. L’idea è di favorire il raggiungimento di entrambi gli obiettivi dell’Agenda digitale (30 Megabit a tutti e 100 Megabit al 50% degli italiani entro il 2020).
Bisognerà aspettare però un successivo decreto attuativo (entro 30 giorni, a cura del Mise, del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro dell’Economia e delle finanze, con il parere dell’Agenzia delle entrate) per l’effettiva operatività degli incentivi, una volta verificate le coperture economiche necessarie.
La relazione governativa sul decreto motiva gli incentivi spiegando che “ai fini della crescita economica e del mercato unico è essenziale disporre di un accesso universale a Internet veloce e di servizi digitali innovativi a livello transeruopeo”.
Soddisfatto Franco Bassanini, Presidente della Cassa depositi e prestiti: «siamo soci importanti di Metroweb», ha ricordato. Quest’operatore sta costruendo una rete in fibra ottica e ora gli incentivi porteranno «a un nuovo piano industriale perché le condizioni create dal Governo consentono di farlo anche a investitori prudenti come siamo da noi». Apprezzamento solo parziale, invece, da parte di Cesare Avenia, Presidente di Asstel-Confindustria Digitale e quindi diretto rappresentante degli operatori in questa partita. Gli incentivi sono «un primo importante riconoscimento della strategicità delle infrastrutture di Telecomunicazione per la ripresa economica nel nostro Paese», ma «permane tuttavia una forte e legittima preoccupazione sull’effettiva efficacia operativa della norma. Ancora una volta, infatti, la sua applicazione è stata demandata all’emanazione di decreti attuativi da concertare fra i ministeri, prassi che sinora ha comportato solo inefficienza e ritardi oltre misura dei progetti di trasformazione del Paese». Recente esempio, gli incentivi alle Pmi che investono in ICT, previsti dal Destinazione Italia di dicembre 2013, sono stati attuati solo con un decreto di settembre. Avenia aveva suggerito modalità attuative diverse, questa volta, ma così non è stato.
Bisognerà vedere insomma se i timori dell’industria saranno – per una volta – sconfessati. Non è un timore ma una certezza, invece, che il testo manchi di alcune semplificazioni che pure erano attese dagli operatori e che erano state proposte dal ministero dello Sviluppo economico alla Presidenza del Consiglio: sulla possibilità di usare materiali innovativi negli scavi e sullo sportello unico per le pratiche burocratiche. Una terza semplificazione attesa dalle telco riguarda nuovi modelli di calcolo delle emissioni elettromagnetiche, già promessa dal decreto Sviluppo bis di dicembre 2012. Dovrebbe comunque arrivare un decreto attuativo (Mise-Mit) per la questione dei materiali innovativi, perché è previsto da Destinazione Italia. Per la partita sulle emissioni, con cui gli operatori vogliono abbattere tempi e costi di copertura 4G, ci sono da attendere, invece, linee guida dal ministero dell’Ambiente, entro novembre (come indicato nel decreto Competitività).
In compenso, nello Sblocca Italia sono entrate due semplificazioni: il via libera alla posa aerea di cavi e tubi su infrastrutture esistenti, per la banda ultra larga; la possibilità di fare piccole modifiche a impianti di rete mobile senza chiedere l’autorizzazione. La prima «abbatterà molto i costi di infrastrutturazione: fino a quattro volte. È già una pratica ricorrente in molti Paesi, come la Spagna, gli Usa e il Giappone», spiega Francesco Sacco, docente dell’università Bocconi di Milano tra i massimi esperti del settore. La seconda semplificazione aiuterà invece gli operatori ad accelerare il potenziamento e l’ottimizzazione delle nuove reti 4G.
FONTE: ICT4Executive (www.ict4executive.it)
AUTORE: Alessandro Longo