Presentato in conferenza stampa dall’associazione Luca Coscioni e finanziato dal ministero del Lavoro, prevede in 12 mesi una serie di iniziative in tutta Italia: tra queste, corsi di formazioni un portale e un call-center dedicati
Un portale, un “call-center” e corsi di formazione, per far conoscere e rispettare la legislazione sull’abbattimento delle barriere architettoniche: è quanto prevede, in sintesi, il progetto “Soccorso civile per l’eliminazione delle barriere architettoniche”, presentato oggi in conferenza stampa, presso Palazzo Madama, dall’associazione Luca Coscioni. L’iniziativa, finanziata dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali (ai sensi della legge 383/2000), ha preso il via a fine giugno si concluderà la prossima estate. “Entro la fine di quest’anno o l’inizio del prossimo, avremo sia il portale sia il call center – ci spiega Rocco Berardo, membro di giunta dell’associazione e responsabile del progetto – che forniranno informazioni e risposte in merito alla normativa vigente”.
L’idea progettuale include un’azione di aggiornamento formativo, rivolta soprattutto alle associazioni di molte città italiane e aperta a tutti coloro che siano interessati al tema. Obiettivo è rendere più efficace l’azione di tutela nei confronti delle persone con disabilità..Il portale web diventerà sede di confronto, scambio di idee, promozione di iniziative e raccolta di segnalazioni, oltre che luogo di documentazione su tutte le normative esistenti in materia. Il “call- center”, infine cercherà di rispondere entro due giorni alle domande dei cittadini, soprattutto in merito alle barriere architettoniche e agli strumenti per eliminarle.
“Quello delle barriere è un problema sanitario, sociale e culturale – ha detto in conferenza stampa Luigi Manconi, senatore e presidente della commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani – Tra i tanti indicatori del livello di civiltà di un paese democratico – ha aggiunto – quello sulla tutela dei disabili è forse il più eloquente e, in Italia, il più drammaticamente negativo. La legge del 1987, obbligando le amminsitrazioni pubbliche a redigere i Peba (piani per l’eliminazione delle barriere architettoniche, ndr) fece compiere un importante passo avanti, ma oggi riscontriamo la sua grave disapplicazione in tutto il paese. Per questo, ritengo particolarmente significativo il progetto che oggi viene presentato”.
“Questo progetto – ha spiegato Filomena Gallo, segretario dell’associazione – si inserisce nella battaglia a 360 gradi che portiamo avanti per la tutela della vita indipendente e contro ogni discriminazione”. Discriminazioni su cui esiste, in Italia, una legislazione particolarmente avanzata, ma in gran misura disapplicata, come ha spiegato Alessandro Gerardi, avvocato e consigliere generale dell’associazione. “Fino al 2006, non esisteva di fatto nessuno strumento di tutela contro la discriminazione collettiva subita dalle persone con disabilità – ha detto – Poi, la legge 67/2006 ha esteso la tutela contro le condotte discriminatorie a tutti i settori, oltre quello lavorativo. E, al tempo stesso, ha permesso alle persone disabili di agire in giudizio tramite le associazioni autorizzate, con la possibilità di chiedere non solo il risarcimento dei danni, ma anche la condanna dell’amministrazione a compiere l’opera necessaria a superare la discriminazione. Questo, però, pochi lo sanno: scopo del progetto è far conoscere sempre di più questa possibilità e questo strumento”.
Per quanto riguarda, in particolare, il diritto al superamento delle barriere architettoniche, “questa è una condizione fondamentale per l’inclusione sociale – ha detto Gustavo Fraticelli, co-presidente dell’associazione Coscioni – L’eliminazione della barriere infatti riduce l’handicap e, di conseguenza, l’intervento meramente assistenziale. Io sono segregato in casa per colpa delle barriere – ha riferito – Senza barriere, invece, anche una persona disabile potrebbe uscire e magari andare al lavoro, pesando di meno sulle casse dello Stato. Per questo, recentemente ho scritto anche a Piero Fassino, perché in qualità di responsabile dell’Anci facesse elaborare e rispettare i Peba ai sindaci e ai comuni. Ma non ho ottenuto risposta”.
FONTE: Redattore Sociale (www.redattoresociale.it)