Dossier Legambiente: dal 2002 denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende. “Governo e parlamento accelerino il processo di risanamento”
ROMA – Rischio ecomafie e criminalità in tutta Italia: “dal 2002 concluse 19 indagini, emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende”. E’ quanto emerge dal dossier ‘Le bonifiche in Italia: chimera o realta’?’ presentato oggi, a Roma, nel corso di un convegno che ha visto, tra gli altri, la partecipazione di Andrea Orlando ministro dell’Ambiente, Vittorio Cogliati Dezza presidente di Legambiente ed Ermete Realacci presidente commissione Ambiente della Camera. E’ alto, quindi, il rischio di illegalita’ e di infiltrazione ecomafiosa nel settore e non solo nelle regioni del sud Italia.
“Il coinvolgimento del centro-nord come luogo di smaltimento illegale dei rifiuti speciali e pericolosi emerge da molti anni nello scacchiere dei traffici illeciti lo stesso vale anche per le bonifiche, come dimostra anche la recentissima indagine su Pioltello (Mi), che ha portato all’arresto di due dirigenti di Sogesid e di altre quattro persone tra cui l’ex capo della segreteria tecnica dell’ex ministro Prestigiacomo, Luigi Pelaggi”, rileva Legambiente. In base alle elaborazioni del Cigno Verde “dal 2002 ad oggi sono state 19 le indagini su smaltimenti illegali di rifiuti derivanti dalla bonifica di siti inquinati (pari all’8,5% del totale delle indagini concluse contro i trafficanti di rifiuti), sono state emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, sono state denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende. Queste indagini sono state concluse da 17 Procure della Repubblica di diverse parti d’Italia (Alessandria, Bari, Bologna, Brescia, Busto Arsizio (Va), Chieti, Grosseto, Massa, Milano, Rieti, Siena, Trapani, Udine, Velletri, Venezia, Verbania e Viterbo)”.
“Se non decollerà il settore delle bonifiche, non riusciremo a riconvertire il sistema produttivo italiano alla green economy- dichiara il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti- nonostante i gravi ritardi del risanamento, pero’ alcuni casi di riconversione cominciano a concretizzarsi: basti pensare alle bioraffinerie di Crescentino (Vc) gia’ attiva o a quella in costruzione a Porto Torres (Ss). Ma non basta. Il governo e il Parlamento devono accelerare il processo di risanamento ambientale, risolvendo anche il problema delle risorse, ma anche il mondo industriale deve fare la sua parte mettendo in campo azioni concrete, bonificando in tempi non geologici i suoli e le falde inquinate, con adeguate risorse economiche ed umane, per risanare le gravi distorsioni di uno sviluppo corsaro e distruttivo, che ha reso inutilizzabili intere aree del Paese, creando piuttosto quell’auspicabile equilibrio tra ambiente, salute e lavoro che puo’ aprire un prospettiva concreta di lavoro e di sviluppo”.
FONTE: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)