In CdM il testo del decreto necessario per avviare l’iter per il gruppo postale, che dovrebbe essere affiancato anche dal decreto per avviare la cessione del 40% di Enav. Letta: “”possiamo arrivare a 6, 7, 8 miliardi” .
“Si comincia con il 40% di Poste”: dal World Economic Forum di Davos il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, indica la quota per un primo step del collocamento sul mercato della società guidata da Massimo Sarmi, fermo l’obiettivo di non rinunciare al controllo dello Stato che non diluirà la sua partecipazione sotto il 51%. “Si comincia con il 40%, poi vediamo”, ha indicato il ministro. Una operazione da almeno 4 miliardi: obiettivo che per Saccomanni “potrebbe essere raggiunto. Spero di sì”, dice il ministro, mentre il premier Enrico Letta si spinge ancora oltre: “possiamo arrivare a 6, 7, 8 miliardi” importanti per il bilancio dello Stato perché vanno a riduzione del debito. Si conferma così l’intenzione del Governo Letta di stringere sul dossier privatizzazioni, la dismissione parziale di nove società pubbliche annunciata a fine novembre. Il primo passo concreto è in agenda già per oggi, quando – ha preannunciato il ministro dell’Economia – arriverà sul tavolo del Consiglio dei Ministri il testo del decreto necessario per avviare l’iter per il gruppo Postale. Un provvedimento che dovrebbe essere affiancato, sempre oggi a Palazzo Chigi, anche dal decreto per avviare la cessione del 40% di Enav, il secondo capitolo su cui il lavoro preparatorio dei tecnici del Tesoro sarebbe praticamente concluso. Quello in Consiglio dei Ministri è un primo passaggio formale necessario per sbloccare per Poste ed Enav, con decreti del Presidente del Consiglio, i vincoli legislativi che limitano gli spazi di manovra per la cessione di quote di società pubbliche che erogano un pubblico servizio. Ma nell’ottica di accelerare i tempi i due testi potrebbero già anticipare dettagli dello schema di cessione scelto per le due società. Per Poste i tempi complessivi sono quelli indicati martedì dal viceministro dello Sviluppo economico, Antonio Catricalà: tra i 5 e i 6 mesi per definire i dettagli dell’operazione e concluderla. La strada scelta, salvo sorprese, è quella di portare il 40% del gruppo postale in Borsa, con una collocazione in parte riservata agli investitori istituzionali e per la quota restante aperta al mercato retail dei risparmiatori. C’è attesa anche per la definizione delle condizioni con cui parte della quota sul mercato, si ipotizza il 5%, verrà riservata ai 145mila dipendenti postali. Dai sindacati “la perplessità”, espressa dall’Ugl, per il passaggio in Cdm senza che ci sia stato “un preventivo confronto con le parti sociali”. Il primo ministro ha però ricordato di voler aver un occhio di riguardo proprio per i dipendenti, con l’intenzione di ”far partecipare i lavoratori al destino della loro azienda”. In particolare, “una parte delle azioni sono destinate ai dipendenti e spingerò” perché una rappresentanza dei lavoratori “possa essere presente negli organi della società”, sul “modello tedesco”. Sul fronte di Enav la soluzione, al bivio tra Borsa e cessione diretta a grandi investitori privati, sembra propendere per questa seconda strada. Il Governo può contare sull’interesse già riscosso tra fondi di investimento dei Paesi del Golfo ed in Nord Europa. E gli stessi vertici Enav, la società di gestione del controllo del traffico aereo, hanno auspicato l’ingresso di fondi di private equity e non di un partner industriale che “tenderebbe ad orientare a suo favore le scelte aziendali”.
FONTE: Confcommercio